Il duplice omicidio di Brescia:
il fucile sarà esaminato da un perito

Sarà un perito ad analizzare dal punto di vista tecnico il fucile a canne mozze che ha ucciso a Brescia i coniugi Francesco «Frank» Seramondi e Giovanna Ferrari.

La Squadra mobile della questura di Brescia lo ha recuperato domenica pomeriggio in un campo a ovest di Brescia. Serve infatti anche la certezza tecnica che l’arma a pallettoni sia in effetti quella che è stata usata da Muhammad Adnan e da Sarbjit Singh.

Materialmente a sparare è stato il primo, anche se l’accusa di omicidio volontario premeditato è contestata ovviamente a entrambi: quattro i colpi di fucile esplosi dal pakistano trentaduenne.

Il fucile era stato recuperato su indicazione degli stessi due autori (rei confessi) del duplice omicidio: se ne erano sbarazzati allontanandosi dalla zona della Mandolossa di Brescia, dopo aver compiuto il duplice agguato mortale.

Dai confronti con le riprese delle telecamere interne al negozio di Seramondi, che hanno filmato tutta la scena, non ci sarebbe alcun dubbio: il fucile è proprio quello. Soltanto per avere un’ulteriore conferma, che potrà tornare utile in sede processuale, il sostituto procuratore titolare dell’inchiesta, Valeria Bolici, ha disposto una perizia tecnica.

Intanto dagli accertamenti della stessa polizia bresciana è emerso che l’arma in questione è risultata rubata. Dove se l’era procurata Adnan? Oppure l’ha portata con sé l’indiano suo complice che viveva a Casazza?

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