I giornalisti dell’Eco di Bergamo scioperano martedì 8 e mercoledì 9 novembre. Caro lettore, l’abbiamo già fatto il mese scorso e anche a giugno per il rinnovo del nostro contratto di lavoro. Non è un rinnovo di routine, è un momento difficile per il mondo dell’informazione.
Forse, in maniera un po’ superficiale, in questi mesi abbiamo dato per scontato che tutti sapessero cosa c’è dietro l’attività del cronista, che tutti fossero consapevoli delle conquiste di libertà che, giorno dopo giorno, un giornalista deve «portare a casa», con umiltà e anche coraggio. Umiltà e coraggio perché le realtà con cui un cronista deve confrontarsi sono tante: c’è il proprietario (l’editore) della testata che ha i propri interessi (economici, culturali, politici e via dicendo), c’è la pubblicità che tenta sempre di far pressione occupando magari spazi che dovrebbero essere appannaggio dell’informazione, ci sono i potenti di turno che vorrebbero un giornale che non dia fastidio e sia pronto ad assecondarli.
È una questione di libertà. E non è una questione di libertà solo nostra, di giornalisti, ma una questione di libertà vostra, di lettori e cittadini: solo una corretta informazione consente la possibilità di scegliere responsabilmente, limitando il rischio di manipolazione.
Allora, la vostra libertà dipende anche dalla nostra. E la nostra libertà in questo momento è seriamente in pericolo. Siamo di fronte a un vero e proprio attacco ad alcune garanzie che ci consentono di lavorare seriamente e serenamente. Si tratta di difendere alcune regole. Il nocciolo del problema è questo: esiste la volontà degli editori di rendere sempre più precario il lavoro giornalistico. Vogliono poter assumere praticamente un’intera redazione con brevi contratti a tempo determinato. Ma chiunque può capire che un giornalista con sulla testa continuamente la spada di Damocle di una possibile non riconferma, è facilmente condizionabile. Questo il nodo cruciale del nostro impegno: non perciò uno sciopero contro la nostra azienda, ma, solidali con le altre testate e aderendo alla linea della Fnsi (la federazione nazionale stampa italiana)
contro l’atteggiamento della Fieg, la federazione nazionale che riunisce gli editori, per ottenere un nuovo contratto che, tutelando il lavoro dei giornalisti, garantisca una vera libertà d’informazione.
Il Comitato di redazione
de «L’Eco di Bergamo»
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