I testimoni dell’omicidio di Albino
«È riuscita a dirci: mi ha ucciso lui»

«Appena è caduta a terra ci siamo avvicinati: era una maschera di sangue e aveva ferite ovunque, pure un taglio alla gola. Ha detto soltanto: “lui mi ha ucciso”».

«E si riferiva a quell’uomo alle sue spalle che, proprio come noi, si era avvicinato, pensavamo perché volesse pure lui soccorrerla. Invece era l’assassino: infatti quando quella ragazza, con l’ultimo fiato che aveva in corpo prima di morire, lo ha di fatto accusato, lui ci ha squadrato e poi è scappato verso il ponte».

Ricordano tutti i dettagli come fosse stato un drammatico film che si è materializzato all’improvviso davanti ai loro occhi i quattro giovani che, l’altra notte, sono stati i primi ad avvicinarsi a Sara El Omri dopo che la diciannovenne è caduta a terra, ferita da ventiquattro coltellate, a pochi metri dalle panchine sulla sponda del Serio dove si trovavano.

Tre fratelli con un quarto amico, tutti tra i venti e trent’anni e residenti nella zona, hanno subito capito la gravità della situazione e chiamato il 118: «Purtroppo l’ambulanza è arrivata dopo venti minuti - denunciano -: la ragazza è rimasta agonizzante a terra, poi è morta davanti ai nostri occhi».

«Terminati i rilievi dei carabinieri, siamo andati in caserma nel cuore della notte perché eravamo un po’ preoccupati, perché quell’uomo ci aveva visto in faccia prima di scappare - proseguono i testimoni -. Siamo dunque tornati alla pista ciclabile ed è stato a quel punto che abbiamo visto una figura vicino a una pianta: era la ragazza minorenne, che abbiamo bloccato».

Secondo i carabinieri a ucciderla, con due diversi coltelli da cucina, sono stati il marito di lei, Amine El Gahazzali, di 25 anni, e l’amante di lui, J. S., di 16, incinta: entrambi sono in carcere, accusati di omicidio volontario in concorso.

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