Sono 240 milioni di euro i ricavi all’anno generati dai pedaggi che i pendolari lombardi pagano sulla Milano-Laghi e sulla Milano-Bergamo-Brescia. Cifre che portano il governatore Roberto Formigoni e l’assessore alle Infrastrutture Raffaele Cattaneo a farsi una domanda: «È ragionevole e accettabile che vadano a finanziare opere nel resto d’Europa o del mondo mentre la Lombardia sopporta un deficit infrastrutturale ormai insostenibile? No». Per questo motivo il Pirellone rilancia il progetto della holding autostradale del Nord e torna a tirare per la giacchetta Romano Prodi e il suo governo: «Abbiamo un’occasione unica in questo frangente storico. La fusione tra Autostrade per l’Italia e gli spagnoli di Abertis. In vista di questa operazione (ora però sub judice, visto il no di Anas e governo - ndr) dovrà essere rivisitata la convenzione tra Anas e Aspi, sulla quale il Governo può imporre delle prescrizioni soprattutto attraverso il cosiddetto V atto aggiuntivo. Chiediamo lo stralcio delle concessioni sulle tratte gestite da Aspi in territorio lombardo (Milano-Laghi e Milano-Bergamo-Brescia) e la conseguente vendita, nel rispetto della normativa vigente, ad un nuovo soggetto. Tale soggetto potrà anche subentrare nelle partecipazioni di Aspi all’interno di Pedemontana, Brebemi e Tem», spiegano Formigoni e Cattaneo.«È ora che con queste risorse si investa sulle opere che servono per liberare la Lombardia dal grande ingorgo attuale. Senza contare poi il fatto che le tasse sui ricavi di queste tratte, oggi comunque destinate alle casse dello Stato Italiano, da domani andranno in Spagna. In una situazione di risorse pubbliche sempre più scarse non sembra questo lo scenario migliore». La palla passa quindi al governo, ed è di quelle avvelenate: «Finora Prodi ha risposto che quando si tratta di società quotate bisogna essere rispettosi delle regole della Borsa. Anche noi rispettiamo Piazza Affari, ma riteniamo che innanzitutto il Governo debba dare risposte politiche ai problemi di interesse generale».IL POLO DEL NORD Ora come ora in Lombardia servono 30 miliardi di euro di investimenti per le infrastrutture e «non esiste sul mercato un soggetto dalle dimensioni e capacità tali, non possiamo contare su risorse pubbliche e i concessionari (Aspi a parte) sono piccoli e dalle dimensioni inadeguate».Da qui il rilancio del Polo del Nord: «Mettendo insieme i soggetti autostradali posizionati lungo il Corridoio 5 si creerebbe una realtà grado di avere una dimensione capace di attrarre e gestire più investimenti. Oggi infatti esistono più concessionarie a maggioranza pubblica (sono di proprietà prevalentemente di Province e Camere di Commercio). Lungo questo asse sono tutte di piccole dimensioni, una loro aggregazione darebbe vita a un soggetto che gestisce quasi 1.000 chilometri di rete, ovvero 1/3 circa dell’attuale Aspi». E per il Pirellone «questa realtà sarebbe ancora troppo piccola per colmare il gap che sopportiamo. C’è bisogno di un soggetto con le spalle ancora più grosse. Per questo riteniamo che un’iniziativa che può opportunamente nascere all’interno di soggetti di proprietà prevalentemente pubblica debba anche aprirsi al mercato consentendo il coinvolgimento di imprenditori privati».CONCESSIONARI E CONCEDENTI Ma il Pirellone intende anche precisare quale ruolo vuole giocare nel Risiko delle autostrade: «Quello del concedente, ovvero colui che per conto dello Stato attribuisce ad altri (il concessionario) il potere di fare qualcosa svolgendo su di essi funzioni di vigilanza e controllo». Il concessionario, invece «è colui che ha il diritto di realizzare un’opera e goderne vantaggi generati dalla gestione per un dato periodo di tempo, secondo le modalità stabilite dal concedente». Ruolo che la Regione non intende svolgere «perché è il mestiere di soggetto di mercato al quale i diritti devono essere affidati attraverso le gare»Il Pirellone come regista, quindi: «Riteniamo che il nodo della mobilità viaria sia un problema legato al territorio e che per essere sciolto ha bisogno d’interventi costruiti con il massimo consenso possibile: siamo convinti che la Regione sia in grado di svolgere meglio questo ruolo e in modo più efficace», concludono Formigoni e Cattaneo.BENIGNI E BREBEMI Sul tema delle infrastrutture in Lombardia interviene anche il consigliere regionale diessino Beppe Benigni: «Pedemontana, Tem e Brebemi sono opere da realizzare. Esistono però delle priorità, e la prima tra queste è che venga sgravato il nodo di Milano dal traffico est ovest e nord sud, e per questo motivo Tem e Pedemontana, per intero fino alla connessione con la A4, devono essere realizzate prima delle altre».In pratica la posizione ribadita dal ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro una settimana fa: «La Brebemi, che dovrà integrarsi con Tem e Pedemontana, è un’opera importante per il sistema infrastrutturale lombardo, ma non si vede per quale motivo debba perdere uno dei suoi aspetti principali, ovvero quello di essere totalmente realizzata in Project Financing, senza oneri per lo Stato. Gli enti interessati, a partire dalla Provincia di Bergamo, si attivino dunque per individuare forme e strumenti, come per esempio l’estensione delle concessioni, per far fronte agli extracosti», conclude Benigni.(05/08/2006)
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