«Ho sentito un flebile lamento»
Così salva un uomo dall’Adda
«Se fossero trascorsi ancora 10 minuti sarebbe morto». A parlare è Luigi Bonanomi di Osio Sotto, l’uomo che martedì, a Fara d’Adda, ha lanciato l’allarme dopo aver udito la flebile richiesta di aiuto di R.C., 51 anni di Treviglio.
«Se fossero trascorsi ancora 10 minuti sarebbe morto». A parlare è Luigi Bonanomi di Osio Sotto, l’uomo che martedì pomeriggio 21 gennaio, a Fara d’Adda, ha lanciato l’allarme dopo aver udito la flebile richiesta di aiuto di R.C., 51 anni di Treviglio, che si trovava sulla sponda ai piedi della passerella fra la riva bergamasca del fiume Adda e quella milanese in territorio di Groppello, frazione di Cassano.
Per cause ancora in fase di accertamento, il cinquantunenne è caduto in acqua riuscendo poi, aggrappandosi ad alcuni cespugli, a tirarsi fuori con le sue forze; a quel punto, però, probabilmente non ce l’ha più fatta a muoversi ed è crollato sulla sponda. Non si sa da quanto tempo si trovasse lì. Certo è che, ormai, era in un stato di ipotermia di primo grado: significa che, vista la temperatura di ieri, se fosse rimasto in quello stato ancora un tempo fra 10 e 15 minuti, avrebbe corso il serio rischio di morire.
Provvidenziale è stato quindi l’intervento di Bonanomi, il quale intorno alle 17,30 si trovava a camminare insieme a un amico sulla passerella di Fara. «A un certo punto – racconta – ho sentito una flebile voce. Inizialmente ho pensato che fosse qualcuno in lontananza che stava chiamando il cane. Poi, invece, ho capito che si trattava di una richiesta di aiuto».
L’uomo ha seguito la voce scoprendo il cinquantunenne di Treviglio disteso fra gli arbusti sulla sponda milanese del fiume. Vista la situazione, è subito corso a chiedere aiuto al Ristorante Vergani che si trova a Fara, all’inizio della passerella. Da qui è partita la chiamata al 118. Bonanomi è poi tornato a dare assistenza a R. C. Insieme a lui è intervenuto anche il titolare del ristorante, portando con sé due asciugamani in cui hanno avvolto il cinquantunenne: «In attesa dei soccorsi abbiamo cercato di scaldarlo – racconta Bonanomi – sfregandogli anche le mani. Gli parlavamo poi per tenerlo sveglio. Lui però faceva fatica a proferire parola. Mi ha detto solo che si chiamava Roberto». Sono poi arrivati i sommozzatori volontari di Treviglio, che dopo averlo raggiunto sulla sponda del fiume, l’hanno fatto distendere sulla barella spinale; dopodiché l’hanno trasportato in via Reseghetti dove nel frattempo erano giunti i mezzi di soccorso del 118. Qui è stato sottoposto alle prime cure grazie alle quali si è gradualmente ripreso. Dopodiché è stato condotto al pronto soccorso dell’ospedale di Treviglio.
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