Hilary vince anche a Las Vegas
Stasera lo scontro è a New York

Hillary ha vinto anche l’ultimo dibattito contro Trump, secondo i sondaggi. Sono elezioni truccate e deciderò solo al momento se accettare una sconfitta, attacca il tycoon. Denigra la democrazia Usa ed è il candidato più pericoloso della storia, risponde la Clinton. E ancora: Putin vuole un burattino presidente, dice Hillary. Stasera i due candidati si incontrano di nuovo alla tradizionale cena di gala in programma a New York.

Il conto alla rovescia verso l’Election Day può partire. A Las Vegas si è consumato l’ultimo duello tra i due candidati alla Casa Bianca. E, a venti giorni dal voto, la vincitrice appare ancora una volta Hillary Clinton.

Mentre Donald Trump tiene tutti col fiato sospeso, rifiutandosi di dire se accetterà o meno il risultato delle urne. Ribadendo con forza come l’America sia di fronte a «elezioni truccate». E respingendo ogni accusa di molestie sessuali: per il tycoon si tratta di «bugie», di una «fiction» architettata dagli avversari politici e da donne in cerca di fama.

Tra i due sfidanti sul palco della University of Nevada va in scena il gelo. Nessuna stretta di mano stavolta, nè all’inizio nè alla fine. I toni sono meno accesi e meno crudi del dibattito precedente, ma lo scambio di critiche è lo stesso pesante. Con Hillary Clinton che accusa l’avversario di «denigrare la democrazia americana» e di essere «il candidato presidenziale più pericoloso della storia».

Lo scontro più duro è sulla Russia, con il leader del Cremlino ancora una volta «convitato di pietra» della serata, e il tycoon definito come un pupazzo nelle mani di Mosca: «Vladimir Putin vorrebbe un burattino come presidente degli Stati Uniti», attacca Hillary. «Tu sei un burattino - replica Trump - a te Putin non piace perché è stato più furbo di te e di Obama, in Siria e ovunque». E se Aleppo «è una catastrofe» per il tycoon è colpa solo delle politiche fallimentari targate Obama e Clinton, la candidata «più odiosa».

Fiammate che comunque si inquadrano in un dibattito più ricco di contenuti dei precedenti. Con un avvio quasi soporifero, soprattutto da parte di Trump, ma che poi col passare dei minuti decolla. E consegna alla storia forse il duello più civile dei tre che hanno visto contrapposti Trump e Clinton. Quest’ultima ancora una volta sceglie una tattica prudente, una strategia volta sostanzialmente a controllare l’avversario e a sferrare improvvise offensive, senza però rischiare un colpo del ko.

Trump adotta a sua volta una linea meno aggressiva rispetto ai suoi standard, ed alla fine della serata è sicuramente il candidato che ha più da perdere: a lui si chiedeva uno scatto per rimontare, almeno in parte, il grande svantaggio che lo vede indietro nei sondaggi degli ultimi giorni. Scatto che di fatto non c’è stato. Non c’è stato anche su temi che fin dall’inizio della campagna elettorale sono i cavalli di battaglia del tycon, vedi l’immigrazione. «Abbiamo bisogno di confini sicuri. Senza confini sicuri non esiste nessun Paese. Costruirò il muro», ribadisce Trump, accusando Hillary Clinton di volere un’amnistia. Secca però la replica della candidata democratica: «Non voglio vedere materializzarsi una deportazione forzata come quella che vuole Donald, separando i bambini dalle loro famiglie».

Poi lo scontro sulle fondazioni di famiglia: «Restituite i soldi dati alla Fondazione Clinton da Paesi come l’Arabia Saudita e il Qatar che abusano delle donne e uccidono le donne e gli omosessuali», attacca Trump. L’ex first lady sorrride e ricorda invece con orgoglio l’intervento della Clinton Foundation in soccorso di terremotati di Haiti: «Mentre la Fondazione Trump - aggiunge - sponde i soldi per comprare ritratti di Donald».

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