Gran Bretagna, Tory davanti
Ma la May non ha la maggioranza

Conservatori in testa, ma il premier per governare dovrà dare vita a coalizioni fragili. Corbyn: «Si dimetta».

Niente maggioranza assoluta per il Partito Conservatore di Theresa May alle elezioni britanniche di ieri. Lo ufficializza la Bbc, quando mancano all’appello i risultati di una trentina di collegi appena su 650. Al momento i Tory sono quasi a 300 seggi e il Labour di Jeremy Corbyn oltre 250. La previsione finale si attesta per Conservatori a 318, quindi sotto la soglia magica di 326. Significa che si va verso un «hung Parliament», un «Parlamento impiccato» alla necessità di dar vita a fragili coalizioni o a governi di minoranza.

La maggioranza assoluta pare dunque fuori portata, anche se potrebbe essere raggiunta di un soffio sommando i seggi degli unionisti nordirlandesi del Dup. L’affluenza al voto in Gran Bretagna si è attestata oltre il 68% secondo dati indicativi, due punti in più del 2015. E i due maggiori partiti, quello Conservatore di Theresa May e quello Laburista di Jeremy Corbyn, sono entrambi dati al di là di quota 40% di consensi nazionali (circa 6 punti in più per i Tory, circa 10 per il Labour), con un rilancio del dominio bipartitico.

Per Corbyn si tratta di un ritorno alle percentuali ottenute da Tony Blair nella sua seconda vittoria elettorale, nel 2001 (e nettamente meglio dello score riportato dallo stesso Blair nel 2005), mentre per Tory per trovare un risultato oltre il 40% bisogna risalire alla vittoria di John Major nel 1992 o, ancor prima, a Margaret Thatcher.

La Gran Bretagna «ha bisogno di un periodo di stabilità» e i Tory lavoreranno per garantirla. Lo ha detto la premier Theresa May. Con un tremito nella voce, May ha poi insistito sulla necessità di attuare la Brexit e di difendere «l’interesse nazionale». «Il Partito Conservatore - ha concluso - farà il suo dovere qualunque sia il risultato» finale delle elezioni. Secco Corbyn: «Theresa May ha perso sostegno, ha perso seggi e ha perso voti, io credo sia abbastanza perché se ne vada». Corbyn ha poi ripetuto che con questo voto«la politica è cambiata» e ha aggiunto che la gente ha fatto capire «di non poterne più di austerity e tagli ai servizi pubblici», ma «ha votato per la speranza». Ha assicurato infine che il Labour insisterà nella sua battaglia ed è orgoglioso dello slogan: «Per i molti, non per i pochi».

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