Gori-Rossi, divergenze in casa Pd
In ballo il futuro della società Abm

«C’è una questione politica di metodo - vorrei che temi così importanti non fossero lasciati fuori dal confronto - e poi c’è il merito». Su cui, pure, i punti di domanda non sembrano proprio mancare.

Il sindaco di Bergamo e consigliere provinciale Giorgio Gori non nega di ritrovarsi «sorpreso e sinceramente perplesso» per l’evoluzione che l’intricata vicenda del futuro della società Abm ha avuto negli ultimi giorni. «Pochi giorni fa, un voto in Consiglio provinciale ha dato mandato di portare i libri di Abm in tribunale, per il fallimento. Una scelta politica consapevole, per quanto sofferta. Che qualche giorno dopo, senza un confronto né all’interno della maggioranza che governa la Provincia, né con il partito, si metta sul tavolo una possibile svolta a “u”, mi lascia stupito».

È evidente la presa di distanza rispetto a quanto dichiarato venerdì dal presidente della Provincia Matteo Rossi (esponente del Pd, come Gori): dopo un incontro dedicato alle sorti di Abm (con l’amministratore unico della società e alcuni tecnici), Rossi ha spiegato che l’ipotesi, «alla luce di nuovi importanti pareri acquisiti», è di tornare a percorrere la pista di un accorpamento di Abm Next (che fa parte della galassia Abm) in Uniacque. Alla quale dunque la proposta verrà rilanciata, mentre il fallimento torna a essere l’ultima spiaggia, per le conseguenze che potrebbe comportare su vari fronti.

L’inquilino di Palafrizzoni (che in quanto tale è anche, come molti altri Comuni e la Provincia, azionista di Uniacque) evidenzia che «per farsi carico dei 10 milioni di debiti di Abm, Uniacque dovrebbe sottoscrivere un mutuo ventennale, che dai calcoli fatti andrebbe a generare esborsi per 14 milioni di euro. Se a questo si aggiungono anche tutti gli oneri accessori, si arriva a 20 milioni».

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