Gori ribadisce: «La moschea si farà
nonostante la nuova legge regionale»

«Proprio in questa sala, da candidato sindaco, presi l’impegno di garantire a Bergamo il diritto costituzionale e la libertà di culto, con la promessa di dare una risposta alle necessità dei musulmani di una nuova moschea».

«Oggi, da sindaco, non ho cambiato idea.Ma abbiamo un ostacolo in più, ora, che è questa legge sgangherata e pretestuosa sui luoghi di culto varata dalla Regione Lombardia». Giorgio Gori ha parlato chiaro l’altra sera al convegno organizzato dall’Arci di Bergamo (presenti i presidenti provinciale Roberto Mazzetti e regionale Massimo Cortesi, a coordinare il dibattito Paolo Scanzi, responsabile Welfare Arci Bergamo) al teatro Qoelet sul tema «Razzismo, paura e libertà di culto».

Un convegno che, oltre a un «focus» sulla tolleranza e le discriminazioni in Italia, non poteva prescindere da un’analisi di quella recentissima legge ( articoli di modifica alle norme del 2005) varata dalla maggioranza di centrodestra al Pirellone e definita «antimoschee», recentemente impugnata davanti alla Corte costituzionale dal governo Renzi, anche su sollecitazioni non solo politiche ma anche della società civile, comunità religiose in primis, dagli evangelici ai buddisti.

Nonostante la legge «pasticcio», Gori e la sua giunta andranno avanti nell’iter per la realizzazione di una moschea a Bergamo: « Abbiamo due opzioni: o avviare un percorso che segua passo passo l’attuale normativa, e questo ci rallenterà molto, o contare che l’impugnativa davanti alla Corte costituzionale vada a buon fine. In quest’ultimo caso il nostro iter sarà più agevole. Chiedo però alle comunità islamiche di essere più coese e consapevoli della realtà in cui vivono: la giusta istanza di un luogo di culto non deve sfociare in casi come via Quarenghi o via San Bernardino, dove si mascherano moschee da centri islamici. Si rende difficile il percorso di rispetto reciproco».

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