Gori e una squadra tra capoluoghi
Maroni: nelle casse fermi 8 miliardi

Primo confronto pubblico tra Roberto Maroni e Giorgio Gori. La location scelta per l’incontro di sabato 13 settembre, dedicato a territorio e riforme, tra il governatore della Lombardia e il sindaco di Bergamo è in campo neutro: il comune di Vigano San Martino.

Primo confronto pubblico tra Roberto Maroni e Giorgio Gori. La location scelta per l’incontro di sabato 13 settembre, dedicato a territorio e riforme, tra il governatore della Lombardia e il sindaco di Bergamo è in campo neutro: il comune di Vigano San Martino. Complice il fatto che si tratta del paese natale di Gigi Petteni, segretario generale di Cisl Lombardia che ha promosso l’evento.

E un po’ a sorpresa - almeno per chi si aspettava un incontro spigoloso - tra l’ex segretario federale, traghettatore della Lega alla versione 2.0, e il primo cittadino di Bergamo, renziano della prima ora, sono piovute le convergenze.

A metterli d’accordo, seppure con sfumature diverse, è la preoccupazione nei confronti di uno Stato eccessivamente centralizzatore.

Il primo signorile «mea culpa» è di Roberto Maroni: «I sindaci lombardi sono così bravi ad amministrare – dice, rivolgendosi ai primi cittadini della Val Cavallina, durante la tavola rotonda moderata da Franco Cattaneo, editorialista de L’Eco di Bergamo, - che nel 2012 nelle loro casse hanno avanzato circa 8 miliardi e mezzo di euro, ma non li possono spendere per il patto di stabilità. E questa non è colpa di Renzi, ma dei governi precedenti».


«Voglio entrare nel nuovo consiglio provinciale perché credo nella centralità del territorio, e in questo sono poco renziano – sostiene il primo -. Così come credo nei corpi intermedi e sono poco propenso a pensare che un uomo da solo possa risolvere i problemi. Ed è un errore indebolire questi istituti che rendono un servizio ai cittadini. Tra Regione e comuni serve una cornice su scala provinciale. E credo ancora di più nella possibilità di costituire aree omogenee più efficienti e funzionali. Saranno gli statuti – continua Gori - a salvaguardare la nostra autonomia».

Rimane la variabile della città metropolitana. Anche su questo concordano Maroni e Gori: «Quella di Milano ha un senso – sostiene il governatore - purché non si cerchi di concentrare tutto danneggiando il territorio intorno». «Il rischio è di venir risucchiati o di perdere attrattività, cioè la capacità di portare sul territorio bergamasco investimenti, aziende, lavoro. A questo punto non basta riconoscere l’alleanza tra capoluogo e provincia, ma occorre fare squadra anche con altri capoluoghi – commenta il sindaco di Bergamo -. Ho già cominciato a lavorare con Brescia».

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