Cronaca
Venerdì 07 Aprile 2017
Gli Usa attaccano la Siria con 59 missili
Colpita la base del raid chimico
Gli Stati Uniti hanno lanciato un attacco missilistico in Siria su ordine del presidente Donald Trump, in risposta ai raid con armi chimiche del 4 aprile scorso attribuiti al regime di Assad.
Sono 59 i missili Tomahawk lanciati da due cacciatorpediniere Usa nel Mediterraneo orientale, ed hanno colpito alle 20.45 ora di Washington - le 3.45 del mattino a Damasco - la base aerea di Shayrat, nel centro del Paese: la stessa da cui secondo fonti di intelligence sarebbero partiti i jet che martedi’ hanno scaricato agenti chimici sulla provincia di Idlib, fatali per oltre 70 persone tra cui almeno 30 bambini. Le immagini di quella ennesima sofferenza sono tornate in poche ore ad acuire la lunga crisi siriana, sono arrivate al presidente Trump determinando prima un cambiamento di tono del commander in chief, fino alla decisione di agire presa nella giornata di giovedi’ stando ai suoi piu’ stretti collaboratori.
Perche’ “nessun bambino dovrebbe soffrire’’ come hanno sofferto quelli siriani, ha detto il presidente americano parlando brevemente alla nazione solo dopo l’attacco, da Mar-a-lago in Florida, poco dopo aver accolto il presidente cinese Xi Jinping.
“Oggi ho ordinato un attacco militare mirato contro la base in Siria da cui e’ stato lanciato l’attacco chimico - ha detto il presidente Usa -. E’ nel vitale interesse della sicurezza nazionale degli Stati Uniti evitare e impedire l’uso di letali armi chimiche”. Poi un appello al mondo, ai “paesi civilizzati”, affinche’ si uniscano agli Usa per ’’mettere fine al massacro e al bagno di sangue’’ in Siria. E l’affondo per gli “anni di tentativi falliti nel cambiare il comportamento di Assad.
E’ il consigliere per la sicurezza nazionale H.R. McMaster a confermare poi che l’escalation per il commander in chief era stata innescata proprio dall’attacco di martedi’ scorso, in risposta del quale gli erano state presentate tre opzioni: Trump ha dapprima indicato di focalizzarsi su due di queste, ha poi preso la sua decisione finale nella giornata di ieri. Quindi l’azione e senza preavviso pubblico. Il Pentagono assicura che alcuni paesi erano stati avvertiti, anche la Russia attraverso i regolari canali militari.
Anche il personale russo presente presso la base colpita - stando a quanto emerge - era stato avvertito, con lo scopo di evitare vittime collaterali. Pero’ gli Stati Uniti hanno agito da soli. E alla Russia hanno lanciato un messaggio forte. A scandirlo ci ha pensato il segretario di Stato americano Rex Tillerson, nel sottolineare che Mosca ha “fallito nell’efficacia” di evitare un attacco chimico in Siria, come invece ’promesso’ nel 2013, quando la linea rossa tracciata dall’allora presidente Barack Obama si ’dissolse’ anche in seguito al dichiarato impegno della Russia di monitorare sulla distruzione dell’arsenale chimico di Assad.
Adesso tutto cambia per Trump, che ancor prima della soglia dei 100 giorni da presidente veste i panni da commander in chief in sviluppi difficili da prevedere prima di questa settimana. Ancor piu’ difficile prevedere il futuro, sebbene ancora Tillerson abbia garantito che la politica di Washington sulla Siria non cambia. Un attacco tattico quindi, mirato e limitato, non altro che una “risposta proporzionata” stando al Pentagono, che ha “severamente danneggiato o distrutto velivoli siriani, strutture di supporto e attrezzature, riducendo la capacita’ del governo siriano di inviare armi chimiche”.
Per Damasco e’ un’”aggressione”, cosi’ la descrive la tv di Stato siriana confermando l’attacco e parlando di “perdite”. Intanto reagisce con estrema rapidita’ il premier israeliano Benyamin Netanyahu, sottolineando il “pieno sostegno” di Israele alla decisione del presidente Trump.
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