Giovani in alpeggio
C’è un boom di richieste

Sarà la crescente disoccupazione, sarà anche il desiderio di ritornare a una vita a contatto con la natura e di cambiare stile di vita. Sta di fatto che sempre più ragazzi e giovani chiedono di poter lavorare in estate in alpeggio.

Sarà la crescente disoccupazione, sarà anche il desiderio di ritornare a una vita a contatto con la natura e di cambiare stile di vita. Sta di fatto che sempre più ragazzi e giovani chiedono di poter lavorare in estate in alpeggio.

La stagione è ancora lontana - in genere va da giugno a settembre -, ma le richieste di poter fare un’esperienza lavorativa sulle nostre montagne, accanto agli allevatori, arrivano già ora.

A testimoniarlo è Michele Corti, docente di zootecnia montana e storico degli alpeggi, che da alcuni anni ha aperto sul web, in collaborazione con due associazioni (Amamont e Pascolovagante), una sorta di «bacheca virtuale» dove si raccolgono le richieste di ragazzi e giovani che vorrebbero lavorare in montagna (www.ruralpini.it).

«Sono ormai centinaia, anche dalla Bergamasca, e quest’anno sono in aumento -spiega Corti -. Quindi non è così vero che i ragazzi rifiutano il lavoro manuale o che certi mestieri ormai li vogliono fare solo gli stranieri».

Tramite la «bacheca» già molti ragazzi hanno fatto questa esperienza (e ora tramite il gruppo Facebook «Ragazzi che vogliono lavorare in montagna») ma quella che manca è naturalmente l’esperienza. Da qui la proposta di Corti di una «scuola pratica d’alpeggio», alla ricerca di sponsor pubblici e privati.

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