Frutta e verdura, i prezzi scendono ma i consumi languono ancora

Calano i prezzi di zucchine, finocchi, banane, arance. «Eppure il cliente non si fida»

Mentre il ministro Tremonti affonda, e dice che è l’euro «malfatto» del «candidato» Prodi la causa del carovita, a Bergamo, al mercato ortofrutticolo della Celadina, a sorpresa calano i prezzi di zucchine, finocchi, banane, arance e limoni. Ma i consumi non ripartono. «Siamo sotto del 30 per cento rispetto allo scorso anno», sostengono alcuni operatori all’ingrosso. Le associazioni dei consumatori ricordano: «C’è bisogno di riacquistare fiducia prima di tornare a comprare».

PREZZI IN CALO

Lo dicono gli operatori all’ingrosso: rispetto all’anno scorso molti articoli sono calati di prezzo sia al mercato ortofrutticolo, sia nei negozi. Qualche esempio? Secondo Bergamo Mercati, società che gestisce il mercato ortofrutticolo, le zucchine oggi si pagano un euro al chilo all’ingrosso, contro i 2,58 dello stesso periodo del 2003. I finoccchi costavano 1,65, oggi 0,60, le banane si pagavano 0,93 contro 0,92 di oggi, le arance 0,77 contro 0,70, i limoni 0,62 contro 0,55. «Dati da prendere con le pinze, perché in questo settore il prezzo è particolarmente legato al fluttuare dell’offerta, ma la produzione è generalmente buona - spiega Andrea Chiodi della Bergamo Mercati -, e così anche il rapporto qualità-prezzo, soprattutto per la frutta di stagione come le arance». Ci sono però anche articoli in aumento, come le patate francesi e le cipolle dorate. Le prime sono quasi raddoppiate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso: da 0,15 a 0,29 euro. «C’è stato un problema di produzione - spiega Chiodi - che ha fatto contrarre l’offerta».

CONSUMI ANCORA FERMI

Si lamentano, i grossisti del mercato ortofrutticolo, perché nonostante i prezzi più vantaggiosi di alcuni articoli i consumi non ripartono: «Siamo sotto del 30 per cento rispetto a quest’estate - afferma ad esempio Alessandro Santini - nonostante la frutta di stagione, come arance e clementini, sia addirittura sottoquotata e sovrabbondante sul mercato. Perché? Perché la gente non compra più, forse perché non ha i soldi o, forse, perché li spende diversamente. In realtà, credo che si pensi ancora che comprare frutta e verdura costi troppo. Non è così». Aggiunge un Gianpiero Marchesi, acquirente al mercato ortofrutticolo: «Siamo penalizzati dalla pubblicità negativa che è stata fatta al settore, sempre nell’occhio del ciclone per quanto riguarda il carovita, e spesso a torto. È un luogo comune da sfatare».

Bruno Pelliccioli, grossista: «I prezzi sono calati ma nessuno sembra essersene accorto: la gente non lo sa, i consumi non ripartono e il nostro settore sta soffrendo». Spiega Mattia Rossi, presidente di Bergamo Mercati: «C’è sofferenza nel settore, dovuta soprattutto a disinformazione. Siamo nell’occhio del ciclone perché la frutta e la verdura sono beni con cui ognuno ha a che fare, ma il carovita è generalizzato. Quello dell’ortofrutta è un mercato vivo, in cui un mese di siccità o un mese di pioggia possono fare la differenza sul prezzo: invece ci hanno dato degli speculatori. È un luogo comune da sfatare una volta per tutte».

FRUTTIVENDOLI IN CRISI «L’offerta in questo periodo è enorme e variegata, ma i consumi non sono ripartiti» è l’allarme lanciato da Livio Bresciani, presidente dei dettaglianti ortofrutticoli dell’Ascom. «Il settore sta soffrendo, anche se si sta impegnando molto diminuendo i propri margini di ricarico per adeguarsi alla situazione. I prezzi di tanti prodotti sono diminuiti, ma il consumatore ha bisogno di dati certi, scientifici, per decidere cosa comprare. Spesso a mancare è proprio una corretta informazione sul nostro settore».

CONSUMATORI SFIDUCIATI Per far ripartire i consumi occorre che i prezzi accessibili di frutta e verdura restino costanti. Altrimenti i consumatori, «bastonati» negli ultimi due anni, non potranno riacquistare fiducia. È il parere dei consumatori: «È vero che c’è un rallentamento del carovita - sostiene Lino Baronchelli, presidente Adiconsum - ma i consumatori stanno ancora pagando i rincari del 2002-2003 e hanno i portafogli prosciugati. Non si può certo pretendere che la gente, dopo essersi "scottata", torni subito a comprare. Prima deve riacquistare fiducia. E in questo senso va detto che i prezzi di molti ortaggi sono ancora alti. A gennaio, per esempio, i pomodori da insalata sono cresciti del 4,65 per cento, e rispetto a gennaio 2003 addirittura del 21 per cento».

Aggiunge Umberto Dolci, di Federconsumatori: «Non è vero che si è tornati ad una situazione normale. Prendiamo la scarola dei Colli di prima qualità: all’ingrosso si paga 2-2,50 euro. Dal fruttivendolo anche 5 euro al chilo. Lo stesso per il radicchio. I ricarichi dei dettaglianti, insomma, sono davvero eccessivi. Con questo non voglio dire che si compri meglio nella grande distribuzione. Anzi, spesso l’affare si fa dal fruttivendolo sotto casa. Comunque, prima che ripartano i consumi occorrerà aspettare: la gente deve riacquistare fiducia, e lo farà se i prezzi si manterranno accessibili per un discreto periodo di tempo».

(17/2/2004)

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