Cronaca
Lunedì 27 Luglio 2020
Fontana risponde in Consiglio regionale
Caso camici: contro di me polemica sterile
La versione del governatore lombardo indagato: «Ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni». Le opposizioni annunciano una mozione di sfiducia.
Il governatore Attilio Fontana ha ricostruito dal suo punto di vista, nella mattinata di lunedì 27 luglio davanti al Consiglio regionale della Lombardia, la storia di questi mesi di pandemia, uno «tsunami, un dramma vissuto da migliaia di famiglie». Nell’Aula del Pirellone anche le opposizioni che intendono proporre una mozione per sfiduciarlo.
«Ho riflettuto molto sull’opportunità di intervenire in quest’aula, soprattutto per la preoccupazione di dare ulteriore cassa di risonanza a polemiche sterili, inutili, strumentali oltre che lesive della mia persona e del ruolo che ricopro. Ma alla fine ho deciso di essere qui non solo per affermare la verità dei fatti, ma anche per voltare pagina e affrontare con forza la volontà di andare oltre, affrontando un presente pieno di incognite e guardando alle sfide del futuro».Così il presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana ha iniziato il suo intervento nell’aula del Consiglio regionale facendo chiarezza sull’inchiesta sui camici medici e kit sanitari che lo vede indagato per frode nelle pubbliche forniture.
Filippo Bongiovanni, l’ex direttore di Aria spa, la centrale regionale per gli acquisti, «in una fase difficile ha svolto il suo compito di civil servant con passione e competenza e senza mai venire meno alle sue responsabilità» ha chiarito Fontana dopo le indagini che lo vedono coinvolto per la fornitura di camici da parte della Dama spa, di cui è proprietario il il cognato Andrea Dini, e in cui è indagato per frode nelle pubbliche forniture. Bongiovanni, ora dimissionario, è indagato per turbata libertà del contraente. Per Fontana, Bongiovanni «è esempio di pubblica amministrazione che non si muove solo con le logiche difensive, ma che prova ad intervenire e rispondere alle necessità dettate dall’emergenza e anche in questa fase sono state rispettate le regole dettate dall’ emergenza». «Stare a guardare prima e giudicare poi è lo sport preferito per molti», ha concluso Fontana.
«Non posso tollerare che si dubiti della mia integrità e di quella dei miei familiari» ha detto il governatore della Lombardia. «Il mio coinvolgimento, se di coinvolgimento si può parlare, è quello qui illustrato, nulla di più ne di meno, se non il fatto che Regione Lombardia non ha speso un euro per i 50mila camici», ha concluso. «Dei rapporti negoziali a titolo oneroso tra Dama e Aria non ho saputo fino al 12 maggio scorso. Sono tutt’ora convinto che si sia trattato di un negozio del tutto corretto ma ho chiesto a mio cognato di rinunciare al pagamento per evitare polemiche e strumentalizzazioni».
«La vicenda è semplice e banale: sono state coinvolte delle aziende del territorio e tutte e 5 le aziende che avevano dato la propria disponibilità a riconvertire le produzioni, hanno visto acquistate le loro merci e camici, con costi differenti» ha chiarito Fontana. «Per tutte queste aziende - ha spiegato Fontana - è valsa la medesima procedura, dopo l’autorizzazione del governo a Regione Lombardia di una effettuare procedura semplificata per l’emergenza».
«A causa di tutti questi attacchi, Regione Lombardia ha subito un grave contraccolpo a livello di reputazione» determinando «un sentiment negativo» e «arrivando a mettere in discussione un’eccellenza, quella del sistema sanitario lombardo, riconosciuto a livello nazionale e internazionale» ha poi spiegato il governatore lombardo, parlando degli attacchi politici alla Regione per la gestione dell’emergenza coronavirus, tra cui la mancata istituzione della zona rossa nelle Bergamasca fino alla realizzazione dell’ospedale Covid alla Fiera di Milano, durante il suo intervento in Consiglio regionale.
«Sulla Lombardia è stata fatta cadere la colpa di tagli alla sanità» e «da anni ogni finanziaria dello Stato ha imposto una riduzione del personale medico e infermieristico: ribadisco qui la necessità dell’Autonomia della gestione delle risorse» ha detto nel corso del suo intervento in Consiglio regionale. «Abbiamo i conti a posto: lasciateci assumere le persone di cui abbiamo bisogno, non solo ora in questa fase di emergenza, ma sempre», ha concluso il governatore definendo le richieste di commissariare la sanità e la Regione come «un rigurgito statalista e accentratore».
«Sulla Lombardia è stata fatta cadere la colpa di tagli alla sanità» e «da anni ogni finanziaria dello Stato ha imposto una riduzione del personale medico e infermieristico: ribadisco qui la necessità dell’Autonomia della gestione delle risorse». «Abbiamo i conti a posto: lasciateci assumere le persone di cui abbiamo bisogno, non solo ora in questa fase di emergenza, ma sempre», ha concluso il governatore definendo le richieste di commissariare la sanità e la Regione come «un rigurgito statalista e accentratore».
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