Buoni? Più sì che no nei locali pubblici e tra gli esercenti (supermercati e negozi di alimentari che li accettano). Lo «sciopero» proclamato dalla Fipe - Federazione pubblici esercenti - «contro i ritardi nei pagamenti e le commissioni troppo elevate da parte di molte società» a Bergamo nella stragrande maggioranza dei casi non c’è stato.Una linea morbida: l’esatto opposto di quanto accaduto a Torino dove l’adesione è arrivata al 64%. A fronte di un ristretto manipolo di esercenti che ha subito aderito all’agitazione - tra loro McDonald che aveva preannunciato la linea dura già ada alcuni giorni - ci sono altre due linee di comportamento.
La prima, su posizioni diametralmente opposte, ha visto gli esercenti accettare i buoni pasto come se nulla fosse accaduto. Linea alla quale ha aderito la maggior parte degli esercenti. Ma c’è una terza via. Alcuni esercenti hanno cominciato a detrarre una percentuale equivalente a parte o a tutta la commissione che gli esercenti devono pagare alle società.
Altri esercenti, invece, adottano un parziale «boicottaggio» non accettando tutti i «buoni», ma solo quelli non gravati da eccessive commissioni. I ticket infatti sono soggetti a commissioni che pesano interamente sulle tasche del commerciante finendo per diminuire il valore del buono anche del 12%. Come non bastasse i rimborsi sono attesi anche mesi: due in media, ma in certi casi si arriva anche a 120 giorni dalla presentazione della fattura.
(20/06/2005)
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