Si è rinnovata, nella chiesa-cappella vescovile dei Santi Maria e Marco in via Locatelli, nota anche come chiesa di Santa Rita, l’antica festa di Sant’Antonio abate. Un tempo, la ricorrenza vedeva colonne di carri agricoli davanti alla chiesa per la benedizione degli animali e del sale terapeutico a integrazione dell’alimentazione del bestiame, che allora rivestiva capitale importanza nell’economia rurale.VIDEO2009antonio.wmv«Nonostante il dissolversi della civiltà contadina - sottolinea monsignor Tarcisio Ferrari, prevosto di Sant’Alessandro della Croce - la devozione al santo si mantiene molto viva, richiamando migliaia di devoti». Ieri come oggi, l’immaginetta del santo, circondato dagli animali della campagna, campeggia sulle porte di stalle, fabbriche e officine, oppure viene tenuta in auto o nel portafogli». Sant’Antonio abate, eremita del deserto, vissuto in Egitto tra il 250 e il 356, è protettore dei lavori agricoli e degli animali, è invocato contro le malattie contagiose e contro l’Herpes zoster, popolarmente noto come «fuoco di Sant’Antonio». La cultura rurale invocava il santo anche per trovare marito o un oggetto smarrito. L’iconografia lo ritrae in vesti episcopali, come eremita del deserto o nell’atto di meditare le Scritture. Viene spesso raffigurato con una fiamma in mano, simbolo di sapienza, con un cinghiale oppure un maiale, che alludono al demonio. All’esterno della chiesa, per tutto il giorno benedizione dei veicoli e delle persone. Sul Sentierone, invece, ci saranno le tradizionali bancarelle con diversi prodotti, fra cui i famosi «biligòcc», cioè le castagne affumicate che caratterizzano la festa. (17/01/2009)