Le farfalle non sono solo il simbolo per eccellenza della primavera, la massima espressione della delicatezza con cui la natura è in grado di manifestarsi. Nell’ambiente sono anche un indice dello stato di salute particolarmente significativo. Il Museo di scienze naturali di Bergamo da anni si impegna per studiarle e catalogarle. Nella Bergamasca, in particoalre, ci sono due specie esclusive. La prima - la Scythris Arerai - si può incontrare sul monte Arera in Val Serina, mentre la seconda - la Megacraspedus Bilineatella - è diffusa soprattutto nella zona del Passo San Marco. Venne descritta per la prima volta da due studiosi austriaci nel 1996. Da allora ne sono stati individuati solo pochissimi esemplari (meno di 10), anche perché questa farfalla non è certo tra le più appariscenti. La Scythris Arerai è ancora più «giovane»: fu individuata, infatti, nel 2000 e il nome deriva palesemente dal luogo in cui vive che, per il momento, rimane la sua unica ed esclusiva area di diffusione. In Lombardia si possono comunque incontrare almeno i tre quarti delle 5.000 specie di farfalle attualmente catalogate in Italia. Insomma, un vero e proprio osservatorio in grado di trasformare il Museo di Scienze Naturali in un centro lombardo specializzato nei lepidotteri. Da qualche mese, inoltre, è stata inaugurata la mostra «Lepidotera. Dalla storia naturale alla farfalla che ha fatto storia» nell’ambito della quale il museo ha offerto la possibilità di consultare su supporto informatico la preziosa collezione Curò che conta circa 12.000 esemplari.
E sempre in tema di farfalle, sabato scorso si è tenuta al museo bergamasco la premiazione del concorso fotografico promosso dalla rivista Orobie dal titolo «Obiettivo farfalle», al quale hanno pratecipato più di duecento fotografi.
Questi i vincitori: Valter Marchetti di Vercurago (primo classificato), Umberto Renzi di Lecco (secondo classificato) e Marino Bianchi di Solbiate Olona (terzo classificato). Vai alle fotografie premiate.
(17/02/2005)
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