Essere donna e scoprirsi uomo
Almeno per la Motorizzazione...

Andare a rinnovare la patente e scoprire di essere uomo, dopo una vita da donna. È la singolare disavventura capitata ad una nostra lettrice.

Nello specifico, Claudia Innocenti di Curno («Sicuramente femmina», aggiunge in coda alla lettera indirizzata al nostro giornale e per conoscenza al direttore generale della Motorizzazione civile) che mercoledì 14 gennaio si è recata all’Asl di Dalmine con i documenti per il rinnovo della patente in scadenza. «Tutto in regola – si legge nella lettera –, ma nei dati inseriti dalla motorizzazione risulto maschio. Non servono a nulla codice fiscale, carta d’identità, tessera sanitaria. Devo andare alla Motorizzazione di Bergamo con il certificato di idoneità, altre due fotografie, la fotocopia della patente, della carta d’identità, del codice fiscale, i bollettini di versamento ecc.».

«Così faccio. Alla Motorizzazione prendo il numero per accedere allo sportello. Aspetto paziente il mio turno per un’ora. Spiego perché sono lì nonostante me, mi danno un modulo da compilare (nome, cognome, residenza, codice fiscale……) e mi dicono che, una volta compilato, devo prendere un altro numero e rifare la coda! Non credo alle mie orecchie e sento montare in me un rifiuto assoluto che sfocia in una vibrata protesta: io sono disposta a compilare l’ennesimo modulo con dati arcinoti ma non sono disposta a fare un’altra coda di un’ora!».

Risultato della garbata protesta? « Niente. L’arroganza di chi sa che può dettare legge perché tu hai bisogno di loro è il volto più detestabile della burocrazia fatta anche di connivenze: anche il responsabile del servizio a cui mi sono rivolta per esprimere tutto il mio disappunto mi ha rimandato in coda perché, anziché protestare, avrei dovuto chiedere a lui o a chi stava aspettando il suo turno la gentilezza di farmi passare!!! Sei arrabbiata e non chiedi per favore? Allora fatti la coda»

Morale della favola: «Tra due mesi avrò la patente che dovrò ritirare facendo un’altra coda allo sportello… Non voglio alimentare i diffusissimi sentimenti di rifiuto della cosa pubblica. So che non è solo questo, so che ci sono persone che cercano in ogni modo di sopperire personalmente alle assurde lungaggini burocratiche, so che si sta cercando di migliorare i servizi offerti ai cittadini. Voglio solo che la mia vicenda permetta di ripensare a come evitare il ripetersi di queste vicende. So che è possibile. Magari una telefonata alla sede centrale da cui presumibilmente è partito l’errore poteva risolvere l’inghippo?».

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