Cronaca / Bergamo Città
Sabato 01 Marzo 2014
«Emozione profonda, irrefrenabile»
Commozione per Capovilla cardinale
Momenti di commozione a Sotto il Monte, il paese natale di Papa Giovanni XXIII, per la nomina a cardinale dello storico segretario di Angelo Roncalli, Loris Francesco Capovilla. Durante la lettura del giuramento, il neocardinale è apparso emozionato, ma ha letto con tono solenne il testo, tra l’altro senza l’uso degli occhiali, nonostante i 98 anni.
Momenti di commozione a Sotto il Monte, il paese natale di Papa Giovanni XXIII, per la nomina a cardinale dello storico segretario di Angelo Roncalli, Loris Francesco Capovilla. Durante la lettura del giuramento, pochi minuti dopo le 16, il neocardinale è apparso emozionato, ma ha letto con tono solenne il testo, tra l’altro senza l’uso degli occhiali, nonostante i 98 anni. Il cardinale Angelo Sodano gli ha poi imposto la berretta, consegnato l’anello e la pergamena con la nomina firmata da Papa Francesco. È seguito un commosso e intenso abbraccio tra i due cardinali.
«Ci stringiamo attorno al neocardinale, riconoscenti a lui per la sua fede e per la fedele custodia e riproposizione della spiritualità del beato Papa Giovanni XXIII e del Concilio»: sono le parole del vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi, pronunciate all’inizio della cerimonia di investitura di Loris Capovilla a cardinale. «Sappia della gioia e dell’affetto riconoscente della Chiesa di Bergamo e delle autorità: la sua persona è un segno di speranza», ha aggiunto il vescovo di Bergamo.
Al cardinale Sodano, inviato da Papa Francesco per la cerimonia, monsignor Beschi ha manifestato «profonda riconoscenza che sale dal cuore per la sua visita e per il dono del Santo Padre di cui lei si è fatto portatore di un dono indirizzato al carissimo monsignor Capovilla, ora chiamato alla dignità di un intenso servizio al Signore, al suo Vangelo e alla sua Chiesa».
«La nostra è una Chiesa che anche oggi genera sempre nuovi santi, come Papa Giovanni XXIII: è una chiesa che non si ripiega su sé stessa e che guarda con amore materno gli uomini di oggi, anche se tanti non la conoscono». Lo ha detto il cardinale Angelo Sodano, nell’omelia della Messa per l’imposizione della berretta cardinalizia ddel cardinale Loris Capovilla. «Oggi la Chiesa porta i suoi figli al traguardo della santità eroica - ha aggiunto Sodano -. La Chiesa è madre di santi, come cantava Alessandro Manzoni nel suo Inno alla Pentecoste. C’è una chiesa che ha sempre bisogno di riforma, diceva il Concilio, e che sempre deve essere amata. Oggi siamo scoraggiati dalle miserie umane, ma la Chiesa ci ripete che i tempi non sono cattivi».
«Sotto il Monte ha già dato tanto alla Chiesa di Dio e ci ha dato la figura di Papa Giovanni. Sono venuto tra voi con grande gioia, anche per i vincoli che mi uniscono al neocardinale e alla vostra comunità» ha detto ancora il cardinale Sodano nel corso dell’omelia. «Il Signore ce lo conservi a lungo a edificazione di tutta la santa chiesa di Dio», ha aggiunto il decano del collegio cardinalizio, rivolto al neocardinale . È seguito un intenso applauso. Il cardinale Sodano ha poi evidenziato il grande amore verso la «madre ChiesA»: «Nelle parole e nei gesti scorgiamo un aspetto importante della vita della chiesa, della sua storia, della costituzione gerarchica, della sua presenza nel mondo e anche la sua continuità attraverso i secoli, attorno al successore di Pietro».
«Dovete compatire la mia emozione profonda, irrefrenabile». Sono state le prime parole del neocardinale Loris Capovilla, al termine della celebrazione di imposizione della berretta cardinalizia, nella parrocchiale di Sotto il Monte. «Signor cardinale Angelo Sodano, decano del Sacro collegio - ha poi proseguito il cardinale leggendo un suo intervento -, inviato a Sotto il Monte, latore non di una promozione, né di una onorificenza, bensì di una obbedienza, vi prego di farvi interprete presso il Santo Padre Papa Francesco dei miei sentimenti di gratitudine. Accettatene voi stesso la fioritura, che suscita consolazione ed esultanza».
«A tutti coloro che all’annuncio papale del 12 gennaio mi hanno fatto oggetto di benevolenza, ho inviato quattro righe - ha aggiunto -, alla buona, direbbesi al caminetto di casa, quale è la Chiesa e vuole mostrarsi al mondo: Modesto contubernale di Giovanni XXIII - ho scritto - sto per essere aggregato al collegio cardinalizio per decisione di Papa Francesco. Conosco quanto basta la mia piccolezza e mi sento intimidito. Le amabili ed evangeliche parole dei servitori della Chiesa, dinanzi ai quali mi sento come una locusta, mi incoraggiano e mi confortano. Chiedo di pregare per me. Io ricambio. Infine, flexis genuis, chiedo a tutti di benedirmi».
«Il segreto del successo di Roncalli - ha proseguito nel suo intervento il neocardinale Capovilla - sta nella matrice tradizionale, e, ciononostante, dinamica, della sua formazione e cultura ecclesiastica, nell’apparente paradosso tra severo conservatorismo e umana ed evangelica apertura». «Piccolo alunno del seminario bergomense, innestò la sua sensibilità nel solido tronco dei severi orientamenti ecclesiastici di ispirazione patristica - ha ricordato l’alto prelato -. Chierico appena quattordicenne, iniziò a scrivere il suo Giornale dell’anima e continuò sino a ottantuno anni, senza mai mutare temperamento e costume. Lungo tutto l’arco della sua esistenza egli rimase lo stesso prete della giovinezza, con quella sua caratteristica e mai smentita coerenza di pensiero e di azione, che trova preciso riscontro in ogni variazione di ministero e di ufficio, pur nei limiti, coi difetti e le carenze di natura, di ambiente e di momento storico in cui dovette operare». «Egli è stato, pertanto, un prete all’antica, abbarbicato nel terreno solido della rivelazione cristiana, che diede tono e slancio al suo servizio. Egli volle essere il prete segnato a fuoco dalla familiarità con Cristo, e di null’altro preoccupato se non del nome, del regno e della volontà di Dio» ha continuato Capovilla.
È durato quasi 45 minuti l’intervento di Loris Capovilla, dopo la sua nomina a cardinale. Ha parlato senza interruzione, nonostante l’evidente commozione, citando più volte Papa Giovanni XXIII. Al termine della cerimonia nella chiesa parrocchiale di Sotto il Monte qualcuno ha gridato «Bravo Loris». Il neoporporato ha ricevuto i saluti delle autorità civili presenti. «Ho vissuto eventi più grandi di me. Sono passato accanto a esperienze che mi hanno segnato, anche ferito. Non ho gustato il paradiso della fanciullezza - ha ricordato tra l’altro nel suo discorso -. Di conseguenza, una punta di malinconia, pudicamente nascosta, mi ha accompagnato giorno dopo giorno. Talvolta ha turbato i rapporti col mio prossimo, tarpato le ali ai miei slanci. Adesso, nel vespro della mia giornata, come ultimo tra i suoi, amo riascoltare l’interrogativo di Gesù agli apostoli che risuona nel profondo della mia coscienza: “Voi chi dite che io sia?”».
Ricordando di essere prete da oltre settant’anni e vescovo da quasi cinquanta, il neocardinale ha chiuso con le parole di Giovanni XXIII, in una sua nota del 1948. «La via più sicura per la mia santificazione personale - ha detto - resta lo sforzo vigilante di ridurre tutto: principi, indirizzi, posizioni, affari, al massimo di semplicità e di calma, con attenzione a potare sempre la mia vigna di ciò che è solo fogliame e viluppo di viticci, ed andare diritto a ciò che è verità, giustizia, carità, soprattutto carità». «Ogni altro sistema di fare - ha concluso - non è che posa e ricerca di affermazione personale che presto si tradisce e diventa ingombrante e ridicolo».Tantissimi e prolungati applausi alla conclusione del discorso che potete leggere integralmente nel pdf allegato all’articolo.
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