E se arrivano dei soldi in più?
Gli italiani si comprano... le scarpe

Scarpe, oggetti in pelle e accessori, acquisti che fanno «status» e sono «culturalmente visibili». Sono i beni che gli italiani tendono ad acquistare di fronte a un aumento «una tantum» dello stipendio.

Lo dice uno studio di Bankitalia che ha analizzato l’effetto dei rinnovi contrattuali sui consumi. Lo studio confronta i rinnovi contrattuali e i dati Istat sui consumi in pieno periodi di crisi, tra il 1997 e il 2013, arrivando anche ad un’altra conclusione: gli aumenti in busta paga che recuperano la sola inflazione non danno alcuna spinta agli acquisti.

Limitato anche l’impatto degli aumenti «temporanei» di salario. Si concentrano solo su alcuni beni che danno visibilità, che - in totale - rappresentano appena il 3% del totale. Sembrerebbe un comportamento economico da Paese di «cicale», portate a spendere in beni di lusso al primo aumento del reddito disponibile. In realtà, è la conferma che chi riceve un bonus inaspettato in busta paga, spesso, piuttosto che aumentare la spesa al

supermercato tende a fare l’acquisto che magari aveva rinviato per mesi: le scarpe nuove, la borsa firmata, gli oggetti in pelle, gli accessori. Beni socio-culturalmente visibili, magari costosi ma acquistati in un’unica soluzione, quelli che, in base alla letteratura economica, mostrano «un’elevata sensibilità» al reddito.

Lo spunto dello studio è la teoria più ampia del reddito disponibile, secondo cui né gli aumenti salariali previsti dai contratti nazionali per l’adeguamento all’inflazione, attesi dalle famiglie e percepiti come un adeguamento al costo della vita, né le «una tantum», hanno un impatto significativo sui consumi.

Queste ultime, però, specie se non attese, danno una risposta in termini di consumi che però è curiosamente concentrata su abbigliamento, scarpe, accessori. Beni «status», che si comprano magari per sfoggio, per segnalare un aumentato benessere, o per la necessità di un acquisto di qualità che si rinviava da tempo.

Effrosyni Adamopoulou e Roberta Zizza, i due autori dello studio il cui titolo inizia con «accessorizing», lo shopping di accessori, hanno utilizzato i dati mensili dell’Istat sui consumi delle famiglie per il periodo 1997-2013. Esaminando un campione ristretto alle famiglie con un solo percettore di reddito, quelle per cui la busta paga rappresenta nella maggior parte dei casi la fonte unica, o comunque prevalente, di variazione del reddito.

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