Addio ad Ilio Manfredotti
storico disegnatore de L’Eco

Un antesignano, un precursore, una matita sempre ispirata. Ilio Manfredotti se ne è andato il 30 aprile, a 91 anni (i funerali saranno celebrati sabato alle 10 nella chiesa parrocchiale di Santa Croce alla Malpensata), lasciando la sorella Maria e cinque nipoti, dopo che nel 2009 aveva perso la moglie Renata.

Un antesignano, un precursore, una matita sempre ispirata. Ilio Manfredotti se ne è andato il 30 maggio, a 91 anni (i funerali saranno celebrati sabato alle 10 nella chiesa parrocchiale di Santa Croce alla Malpensata), lasciando la sorella Maria e cinque nipoti, dopo che nel 2009 aveva perso la moglie Renata: nei ricordi di molti resta qualcosa di più dei suoi disegni, il primo dei quali riguardò una partita tra Atalanta e Juventus, nel gennaio del 1951.

Il suo lavoro legato a quasi mezzo secolo di vita de L’Eco di Bergamo, con le sue illustrazioni a raccontare, spiegare, approfondire la storia contemporanea della città.

“E’ morto Ilio? Che triste notizia. Potrei anche scrivere subito un suo ricordo, di cuore –attacca l’ex caposervizio Amanzio Possenti-. Fu un punto focale dello sviluppo de L’Eco di Bergamo dagli anni ’60 in poi: era un formidabile disegnatore, un maestro. I suoi documenti erano quasi fotografici, con la minuziosa descrizione di fatti di sport piuttosto che di cronaca: in molti ricordano le immagini delle partite dell’Atalanta, ma io ho in mente anche tanti lavori legati ad altro. In un eccezionale fatto di cronaca come una rapina in banca, lui sapeva illustrare il momento dell’assalto, piuttosto che lo sgomento da parte dei presenti”.

Professionista esemplare, ma non solo: “Era un uomo schivo, mite, controllato, molto religioso: sapeva stare al suo posto, con grande delicatezza, era tanto riservato quanto abile ad esprimersi attraverso la sua arte, il disegno. Spesso ci trovavamo a chiamarlo a tarda ora, alla fine di un turno di lavoro e lui bofonchiava, ma poi rispondeva sempre presente e correva in redazione volentieri. All’epoca i disegni sul giornale non erano un fatto comune: lui fu un precursore, da tutti i punti di vista”.

Tesi confermate anche da un altro giornalista che ha lavorato insieme a Manfredotti, Pino Capellini: “Le pagine de L’Eco di Bergamo sono state corredate da migliaia di disegni di Ilio Manfredotti: quando seguiva l’Atalanta era in grado di riproporre ogni singola azione e poi sapeva riprodurre fedelmente qualsiasi evento di cronaca, spesso sostituendosi al fotografo, quando capitava che questo non fosse presente. Aveva un’enorme facilità di sintesi e di ricostruzione, anche a memoria: fu una grande risorsa per L’Eco di Bergamo. Ricordo una persona schiva, umile, che non amava parlare di sé: era così riservato che diventa difficile descriverlo. Ma ha sempre partecipato alla vita di questo giornale, scrivendone alcune pagine importanti”. E chissà come, oggi, Ilio Manfredotti –sessantatré anni dopo quella prima vignetta- avrebbe disegnato il triste momento della scomparsa di un pezzo di storia della sua città.

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