Duecento auto rubate e fatte a pezzi
Un giro d’affari da 2 milioni di euro

A rimetterci erano i poveri pendolari, considerato che la gran parte delle 200 auto rubate e smembrate dalla banda sgominata dalla Stradale di Bergamo erano utilitarie

Rubate nei principali parcheggi d’interscambio della Lombardia e portate in un capannone di Zanica dove venivano letteralmente fatte a pezzi e destinate al mercato dei pezzi di ricambio.Il nome «Operazione demolition» è quindi quanto mai appropriato, e ha portato all’arresto di 4 persone, 2 sono in carcere e 2 ai domiciliari.

Per loro l’accusa è di associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio dei veicoli. Una banda davvero organizzata: c’era chi rubava materialmente le auto, chi le smontava e chi aveva affittato il capannone di Zanica come prestanome.

Ovvero la compagna romena 28 enne del 63 enne di Bonate Sopra già noto alle forze dell’ordine. E già finito in cella un anno prima, per questo aveva intestato tutto alla compagna.

Un giro d’affari da 2 milioni di euro, ha ricordato il comandante della polizia stradale di Bergamo, Mirella Pontiggia, nell’illustrare i dettagli dell’operazione. Un organizzazione che si muoveva a colpo sicuro in tutta la Lombardia, scegliendo le auto da rubare e portandole poi nel capannone di Zanica dove venivano smontate.

Ed è proprio ora che si apre una seconda fase dell’inchiesta, individuare gli acquirenti dei pezzi di ricambio, allargare cioè il fronte di questo autentico mercato nero: perché il capannone non era un’officina autorizzata e nemmeno un punto vendita. Chi arrivava lì lo faceva a colpo sicuro, sapendo bene cosa avrebbe trovato: prova ne è il fatto che entrava solo se conosciuto. Per gli acquirenti si profila il reato di ricettazione.

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