Cronaca
Giovedì 15 Giugno 2017
Donald Trump indagato
«Ostruzione della giustizia»
Lo scoop è del Washington Post, che cita dirigenti coperti dall’anonimato.
Compleanno amarissimo per Donald Trump, che mercoledì 14 giugno ha spento le candeline dei suoi 71 anni con la peggiore delle notizie: ora è indagato per una possibile ostruzione della giustizia, il reato per cui Richard Nixon si dimise evitando un sicuro impeachment. Lo scoop è del Washington Post, che cita dirigenti coperti dall’anonimato. «Il procuratore speciale (Robert Mueller, ndr) che guida l’inchiesta sul ruolo della Russia nelle elezioni del 2016 interrogherà alti dirigenti dell’intelligence come parte di una più ampia indagine che ora include l’esame dell’ipotesi se Donald Trump ha tentato di ostruire la giustizia», scrive il Wp.
Secondo cinque fonti informate sui fatti, il capo della National intelligence Daniel Coats, il direttore della Nsa Mike Rogers e il suo ex vice Richard Ledgett hanno concordato di essere sentiti nei prossimi giorni da Mueller. Immediata la reazione di Marc Kasowitz, l’avvocato privato che difende il presidente nel Russia-gate: «la fuga di notizie dell’Fbi riguardanti il presidente è scandalosa, ingiustificabile e illegale», ha commentato Marko Corallo, un suo portavoce.
Coats, Rogers e Ledgett appariranno volontariamente ma non è chiaro se descriveranno completamente le loro conversazioni con Trump o se il presidente userà il suo privilegio esecutivo per mantenerle segrete. Facoltà questa messa in dubbio da alcuni esperti, i quali hanno ricordato che la corte suprema durante il Watergate stabilì che i dirigenti non possono usare tale privilegio per bloccare prove in indagini criminali. «La fuga di notizie dell’Fbi riguardanti il presidente è scandalosa, ingiustificabile e illegale»: lo ha detto al Washington Post Marko Corallo, portavoce dell’avvocato Marc Kasowitz, il legale che difende Donald Trump nel Russia-gate.
L’ipotesi di ostruzione alla giustizia si è profilata dopo che il tycoon ha licenziato a sorpresa l’allora capo dell’Fbi James Comey, che indagava sul Russia-gate. Ipotesi che ha preso più corpo dopo la deposizione al Senato dello stesso Comey, che ha accusato Trump di avergli fatto pressioni per far cadere l’indagine sul suo ex consigliere per la Sicurezza nazionale Michael Flynn. Il presidente ha contestato questa versione, definendo Comey un bugiardo, oltre che una ’gola profondà, e si è detto pronto a testimoniare sotto giuramento. La mossa dei Mueller lascia intendere, secondo il Wp, che il procuratore vuole andare al di là della disputa tra i due, cercando prove a carico (o a discarico) con altri testimoni. Il presidente, secondo notizie di stampa dei giorni scorsi, avrebbe telefonato a Coats e a Rogers chiedendo di negare pubblicamente l’esistenza di qualsiasi prova di collusione tra la sua campagna e i russi. Coats inoltre avrebbe riferito ad alcuni suoi collaboratori che Trump gli aveva chiesto di intervenire su Comey per lasciare la presa su Flynn. Nella loro audizione pubblica al Senato entrambi i capi dell’intelligence hanno negato di aver mai subito pressioni da Trump, ma hanno anche precisato di non voler svelare il contenuto delle conversazioni col presidente. Lo faranno con Mueller? Quanto a Ledgett, avrebbe scritto il memo interno dell’Nsa che documenta la telefonata del presidente a Rogers. Il procuratore speciale intanto ha già acquisito i memo di Comey sui suoi colloqui con il tycoon.
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