Don Spada, Messa a 10 anni dalla morte
Il ricordo: «Vulcanico con un cuore nobile»

Nel decimo anniversario della scomparsa di don Andrea Spada, per 51 anni direttore de L’Eco di Bergamo, lunedì 1° dicembre viene celebrata una Messa per onorarne la figura di giornalista e sacerdote. La celebrazione è alle 11 nella chiesa di Santa Maria Immacolata delle Grazie in viale Papa Giovanni XXIII.

Il ricordo di Amanzio Possenti, ex responsabile della cronaca. «Sì, monsignore», fu la risposta, pronta ma incauta, al direttore che mi chiamava nel corridoio de L’Eco di Bergamo nel mio primo giorno di servizio quale redattore, maggio 1963. Ebbi un fermo rabbuffo, con l’inevitabile Lei riservato a tutti i giornalisti quando si rivolgeva loro dal suo ruolo: «Qui dentro sono il direttore e basta».

E che direttore! Attento, deciso nelle note di servizio, rigoroso di fronte agli errori e nelle scelte, vulcanico nelle idee, tenace e irruente dove necessitava, mai remissivo, giornalisticamente scontento, caparbio nella difesa della linea del giornale, spartano in tutto; ma anche generoso, dal cuore nobile, saggio, sensibile, amico, capace di abbracci commoventi quanto di scuse dopo le sfuriate di lavoro. Un direttore indimenticabile - «un montanaro» con le migliori virtù - che nutriva il «suo» Eco di Bergamo del «senso vivace del bene comune», il motto e il credo - profondamente cristiani - del suo ultracinquentennale impegno senza confronti.

Arrivando al giornale, lo incontravi, breviario nelle mani, muoversi avanti e indietro nel corridoio. Noi colleghi sussurravamo: «Sta facendo le vasche…». Poi ti prendeva all’improvviso sotto braccio, invitandoti allo «Juba» a bere un caffè o a percorrere con lui viale Roma, copia de «L’Eco» ben visibile dalla tasca della giacca o del cappotto

Grande direttore! Lo ricordo autore di splendidi ed icastici elzeviri sulla riforma della Messa dopo il Concilio (1963), di editoriali eccezionali per vivezza e stile (autentiche «sculture-racconto»), di campagne giornalistiche ideali condotte con determinazione e severità (contro il divorzio e contro l’aborto), di stimoli, inediti per quegli anni,verso la classe politica monotonamente chiusa in se stessa. E poi i tanti interventi appassionati per Bergamo - un amore sviscerato e convinto - e per Schilpario e la Valle di Scalve, sua zona nativa, luoghi sui quali era totale e inflessibile la sua attenzione.

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