Diario dal Nanga Parbat
Ecco Lativ, per lui siamo come la tv

C’è un signore qui, al campo base del Nanga Parbat, che ogni tanto viene a farci visita. Si chiama Lativ ed é un pastore che d’inverno vive poco lontano da dove siamo, un po’ più a valle rispetto al nostro campo. Vive in una baita di pietra all’inizio del bosco.

C’è un signore qui, al campo base del Nanga Parbat, che ogni tanto viene a farci visita. Si chiama Lativ ed é un pastore che d’inverno vive poco lontano da dove siamo, un po’ più a valle rispetto al nostro campo. Vive in una baita di pietra all’inizio del bosco. Accudisce un’ottantina di capre e raccoglie un po’ di legna qui intorno. Più in basso ancora a Tarashing vive la sua famiglia che é composta da suo padre, sua madre, sua moglie e nove figli. Ogni tanto a fine pomeriggio Lativ passa qui da noi per vedere come stiamo e cosa stiamo facendo. Si ferma e guarda. Ci chiede con i gesti se siamo stati sulla montagna, sul Nanga Parbat. Noi, sempre a gesti, gli diciamo no, non ancora. Non in cima. Allora lui scuote il capo. É vestito con una giacchetta di quelle autunnali tenuta insieme con dello spago che deve avere ricevuto in regalo da qualcuno, mi chiedo come possa non morire di freddo. Non parla una parola di inglese e a quanto ho capito non deve essere uno che parla molto nemmeno nella sua lingua, almeno così mi dice Didar, il nostro cuoco pakistano. Vedo che anche tra loro faticano a capirsi. Lativ é uno di quegli uomini che ogni tanto nella vita capita di incontrare, uno di quelli che quando te li ritrovi di fronte che ti guardano negli occhi, inizi autonomamente a porti delle domande a cui sempre tu, da solo, trovi istantaneamente delle risposte, come per magia, risposte che prima non conoscevi o che, non si sa perché, non venivano. Finisce che in quello sguardo trovi più cose di quelle che potresti trovare leggendo decine di libri . Lativ arriva qui e guarda, non dice nemmeno una parola, le prime volte mi sentivo un po’ a disagio, adesso ho capito che questo é il suo modo di avere a che fare con gli altri e che per lui io sono un po’ come la televisione. Davanti alla televisione uno si mette comodo e vede, si intrattiene, poi quando é stanco cambia canale o spegne. Lativ fa la stessa cosa con me, con noi. Alla fine saluta facendo un gesto elegantissimo, si porta la mano sul cuore, sulla fronte e al cielo. Poi inclina la testa di lato e fa uno strano dondolio con il capo. Domani Simone e David saliranno in alto per arrivare fino a campo 3 e dormire a circa 7.000 metri. Dopo la notte a campo 2 a 6.400 metri di settimana scorsa, questa sarà una tappa fondamentale per l’acclimatamento e per il tentativo alla cima, se andrà bene dalla prossima risalita potranno pensare alla cima. Io nei prossimi giorni, se ci sarà bel tempo, salirò con gli sci da telemark fino a 6.000 metri, il resto del tempo lo passerò qui da solo al campo base a scrivere e a lavorare, aspettando che Simone e David mi chiamino con la radio. Speriamo che almeno Lativ venga a trovarmi

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