Cronaca / Valle di Scalve
Lunedì 02 Dicembre 2013
Dal disastro del Gleno al Vajont
Filo diretto per non dimenticare
Il 1° dicembre in Valle di Scalve inizia alle 7,15 della mattina, quando ogni campanile della valle (insieme ai campanili degli altri paesi colpiti dal disastro del Gleno, in Valle Camonica) farà risuonare le proprie campane con rintocchi a morto.
Il 1° dicembre in Valle di Scalve inizia alle 7,15 della mattina, quando ogni campanile della valle (insieme ai campanili degli altri paesi colpiti dal disastro del Gleno, in Valle Camonica) farà risuonare le proprie campane con rintocchi a morto. È il primo, simbolico, gesto della giornata di commemorazioni per il disastro del Gleno, novant’anni dopo.
La prima cerimonia ufficiale è stata a Corna di Darfo, in Val Camonica. Anche lì le campane hanno suonato a morto, e subito dopo un attore ha ricostruito i momenti salienti di quel 1° dicembre 1923. Una corona d’alloro è stata deposta alla chiesetta dedicata proprio ai Caduti del Gleno, da parte del sindaco di Darfo, Ezio Mondini, e del vicesindaco di Vilminore, Carlo Botti, sceso in Val Camonica in rappresentanza della comunità scalvina e a sottolineare la vicinanza tra le due vallate.
Infine la Messa, che è stata celebrata alle 10,30 anche alla Chiesa di Santa Maria Maddalena di Dezzo di Scalve, il paese tra quelli scalvini più colpito dall’onda di acqua e fango. Dopo il momento di raccoglimento e di preghiera, guidato da don Giacomo Panfilo e don Vincenzo Valle, il momento della commemorazione solenne: nel silenzio generale la deposizione della corona d’alloro alla lapide recante i nomi delle vittime del Gleno, alla presenza dei quattro sindaci della Valle: Guido Giudici, di Vilminore, Franco Belingheri, di Colere, Gianmario Bendotti, di Schilpario, e Pierantonio Piccini, di Azzone.
Un abbraccio è arrivato anche, sempre grazie ai radioamatori, direttamente da Longarone. È stato infatti creato un ponte radio proprio dalla zona del bellunese tristemente nota per un’altra tragedia simile, quella del Vajont. E per un momento la Valle di Scalve e il bellunese si sono strette in un simbolico abbraccio.
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