Dai lingotti d’oro alle uova preistoriche
I sequestri più strani in aeroporto - Foto

Novantuno pugnali e ventidue coltelli Khukuri, tipici delle cerimonie sacrificali del Nepal e con lame che variano tra i 5 e i 72 centimetri, erano custoditi in due pacchi destinati a un italiano che vive a Parma. Mentre in alcune buste spedite da Israele ad alcune gioiellerie italiane c’erano, invece della normale corrispondenza, dei diamanti valutati fino a diecimila euro.

E ancora: funghi allucinogeni con tanto di «istruzioni per la coltivazione» spediti dall’Olanda, quadri autentici di Picasso e del Tiepolo spacciati come «poster» o «stampe», laser assolutamente illegali perché possono provocare danni alla retina, arrivati dalla Cina e destinati a punti vendita cinesi in Italia. Ma anche lingotti d’oro pesanti fino a cinque chili l’uno e cartucce per stampanti tarocche, ma talmente simili alle originali da trarre (quasi) in inganno pure i periti della Hewlett Packard e della Epson. Insomma, non ci sono dubbi: i funzionari dell’agenzia delle dogane in servizio all’aeroporto di Orio ne vedono (e ne sequestrano) davvero di tutti i colori. L’ultimo oggetto più che singolare bloccato alla dogana è stato il bizzarro uovo di uccello elefante, specie estinta e il cui valore si aggira attorno ai centomila dollari.

Chi lo voleva spedire a Los Angeles aveva invece dichiarato un valore di 550 euro. Ovviamente per evitare dazi doganali che variano a seconda del valore dell’oggetto. «Proprio questo genere di violazione è alla base di molti dei sequestri che scattano all’ufficio delle dogane di Bergamo, in un costante impegno a tutela della salute pubblica, alla lotta ai traffici illegali e alla contraffazione – sottolinea il direttore Michele Aricò –: ogni pacco che arriva a Orio per essere spedito oppure perché giunto da qualche parte del mondo può contenere qualcosa di illegale». E non solo i pacchi. Anche i passeggeri. Il personale delle dogane ha infatti scovato addosso ad alcune persone – soprattutto straniere e in partenza – dei lingotti d’oro, alcuni anche piuttosto pesanti (fino a cinque chili) e nascosti nei giubbotti o nei vestiti, nella speranza (vana) di superare indisturbati il metal detector. Lingotti che, se regolari, andrebbero invece denunciati se portati all’estero. Invece i numerosi sequestrati negli ultimi mesi a Orio erano tutti senza marchio (in gergo vengono detti «rottami»), probabilmente perché di provenienza illecita (realizzati magari con la fusione di oro rubato).

Mentre dei risvolti giudiziari si occupano le forze di polizia, i funzionari della dogana svolgono un ruolo fondamentale nei controlli e nell’individuazione della merce illegale, controllando passeggeri e merci. Così, tastando buste che dovevano contenere solo carta, hanno scoperto una dozzina di diamanti non dichiarati, alcuni con tanto di certificato gemmologico, altri senza. E pure – singolare anche questo – certificati senza diamante: tutti destinati a gioiellerie italiane e spediti da Israele passando per l’Africa (lungo la rotta dei «diamanti sporchi») come normale corrispondenza per evitare dazi e Iva.

E poi vaschette ordinate on line, spedite dall’Olanda e contenenti spore che, se coltivate e scaldate come da indicazioni delle istruzioni, diventano funghi allucinogeni. Ovviamente illegali. Ma anche preziose tele di Pablo Picasso, Giambattista Tiepolo ed Ennio Calabria, arrotolate e spedite come copie di valore molto, ma molto inferiore e senza le autorizzazioni ministeriali per il trasporto.

Ma anche materiale prodotto in Cina e destinato in negozi cinesi o napoletani: cartucce per stampanti o pericolosi laser, alcune volte puntati anche contro i piloti degli aerei in partenza proprio da Orio. E poi piante grasse in via di estinzione, parti di borse con finte griffe da «ricostruire» in laboratori clandestini, sempre gestiti da cinesi. Un viavai illegale al quale non manca certo la fantasia.

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