Da contabile ai bambini della Bolivia
«Ho lasciato tutto per i più poveri»

Questa è una storia d’amore e di coraggio, ma soprattutto una storia di libertà. Patrizia Ravasio ha trentotto anni ed è originaria di Tribulina di Scanzo, dove ha vissuto con i genitori e tre fratelli fino al 2004, quando è partita per la Bolivia.

«Il mio desiderio più grande era compartir la ricchezza spirituale e umana che avevo ricevuto dalla mia famiglia - racconta in un italiano che s’intreccia con lo spagnolo - così ho accettato la proposta di don Boffi: due anni in missione a Condebamba, una parrocchia di 45 mila persone a ovest di Cochabamba».

Ha lasciato il posto fisso da contabile senza rimpianti: c’era in ballo la sua vita e ha scelto di viverla ascoltando quello che le chiedeva il cuore. «Il parroco di Condebamba don Eugenio Coter aveva bisogno di qualcuno che portasse avanti l’apojo, il doposcuola che aveva creato in una stanza accanto alla chiesa per i bambini delle famiglie più disagiate: «Lo affido a te - m’ha detto - è come se ti stessi dando un figlio da far crescere».

Patrizia l’ha fatto diventare grande: i quaranta bambini del 2004 oggi sono più di trecento e allo scadere dei due anni di missione ha deciso di restare in Bolivia per dedicare a loro la sua vita.«Qui i minori vivono nella povertà assoluta, spesso sono rapiti per essere impiegati nel mercato della pedofilia, venduti per le adozioni clandestine o uccisi per l’espianto degli organi».

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