Da Bergamo a Pechino per l’energia del futuro

«In Cina sto scoprendo un nuovo esercito di persone molto preparate, abituate a lavorare sodo in tutti i campi della ricerca, dalla medicina alla fisica, passando per l’ingegneria e la tecnologia spaziale. Sono finiti i tempi in cui i giovani cinesi emigravano all’estero per imparare a copiare, ora sono diventati autonomi e stanno facendo passi da gigante». Parola di Renato Redaelli, 53 anni, ricercatore di fisica nucleare approdato a Pechino, su invito del prestigioso Istituto di fisica dell’Accademia delle scienze cinese, per partecipare a un importante esperimento sulla fusione laser a confinamento inerziale con il team di tre ricercatori dell’Università Bicocca di Milano, guidato dal professor Dimitri Batani.Un Paese che cambiaRenato Redaelli – che è nato a Milano ma vive a Bergamo da oltre dieci anni con la moglie Giovanna Oprandi, insegnante di educazione fisica all’istituto Falcone, e i figli Filippo, 12 anni, e Riccardo, 6 – è rimasto favorevolmente impressionato dai metodi di lavoro cinesi: «I laboratori sono molto avanzati e la ricerca sta vivendo un momento favorevole. Prima era molto difficile collaborare con i cinesi, ma adesso il Paese si sta aprendo. Siamo comunque il primo team italiano a essere invitato nel prestigioso laboratorio dell’Accademia delle scienze di Pechino».Collaborazioni internazionaliRenato Redaelli, che per le sue ricerche nel campo della microelettronica con i raggi-x prima e quelle sulla fusione nucleare a confinamento inerziale a luce laser, sviluppate negli ultimi cinque anni per arrivare a generare energia pulita e sicura, ha vissuto un po’ in tutto il mondo, dagli Usa alla Francia, dall’Inghilterra alla Siberia, collaborando con le università più prestigiose, dalla californiana Stanford alla britannica Oxford.(29/10/2007)

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