Coprifuoco nel Borgo, sale la protesta
«Un danno a noi che lavoriamo nei locali»

I dipendenti dei locali serali di Borgo Santa Caterina prendono posizione sul «coprifuoco» disposto dal Comune, che impone la chiusura all’1,30. Ecco la lettera.

«L’ordinanza – scrivono – non penalizza soltanto i giovani titolari dei locali ma anche chi, come noi, ci lavora. A causa della chiusura anticipata, il nostro monte ore mensile diminuirà e di conseguenza il nostro stipendio. Con questo lavoro alcuni di noi si mantengono negli studi, altri mantengono la famiglia. Ognuno ha le sue motivazioni, ma ciascuno di noi fa affidamento su quest’occupazione per tirare la fine del mese».

«Ci auguriamo che le misure in questione siano state prese con criterio dall’Amministrazione – prosegue la lettera – e che, nel lungo termine, non si intenda mettere a serio rischio l’esistenza stessa dei nostri posti di lavoro. Comprendiamo le esigenze del vicinato di vivere in tranquillità e di riposare, ma vorremmo anche che si considerassero i locali per quello che sono: luoghi di lavoro per noi dipendenti, importanti progetti d’investimento per i nostri titolari e, senza dubbio, un servizio per i nostri clienti».

«Purtroppo – aggiungono i dipendenti – non ci è possibile gestire il grado di inciviltà di alcuni avventori (un numero del tutto esiguo, ci pare) né imporre il silenzio in uno spazio pubblico quale è la strada. Siamo protagonisti e testimoni di quotidiani sforzi (economici e non) per assicurare tranquillità al vicinato e decoro al quartiere, dall’assunzione dei buttafuori alle ore spese a pulire l’esterno dei locali per riportare ordine in strada. Siamo anche testimoni dei sacrifici, delle ansie e delle preoccupazioni di chi ha avviato un’attività che conduce onestamente e con successo e, nonostante tutto, ne è penalizzato».

«Vorremmo dunque sapere – conclude la lettera – chi ci ripagherà delle se pur poche decine di euro che perderemo a causa di questa riduzione d’orario. Considerato il difficile momento economico, anche queste piccole somme fanno la differenza. Vorremmo inoltre che si pensasse a noi dipendenti non semplicemente come parte del problema, ma anche come lavoratori che vanno tutelati».

Prosegue in tanto lapetizione on line lanciata nei giorni scorsi contro l’ordinanza.

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