Cronaca / Bergamo Città
Martedì 14 Luglio 2015
Consiglio comunale sui profughi
Lo scontro frontale è sul prefetto
«Secondo i dati comunicati dal ministero dell’Interno solo nel 2014 sono sbarcati in Italia oltre 170.000 profughi, mentre nei primi 5 mesi del 2015 ne sono arrivati quasi 60.000».
La premessa dei due ordini del giorno urgenti presentati lunedì 13 luglio in Consiglio comunale dal capogruppo della Lega Nord Alberto Ribolla e dal sindaco Giorgio Gori sono gli stessi. Ma gli impegni che chiedono alla Giunta sono diametralmente opposti. Il Carroccio deposita l’ordine del giorno nel pomeriggio, il sindaco legge il testo e secondo Ribolla «copia le premesse, scrivendo però l’opposto nelle richieste, inutile discutere ormai», polemizza Alberto Ribolla in sala consiliare, per annunciare poi il ritiro dell’ordine del giorno.
Forti le richieste del Carroccio, che oltre a sollecitare il governo e l’Unione europea chiede di «trasferire in altra sede il prefetto di Bergamo, vista la sua scarsa considerazione delle autonomie locali, la mancanza di rispetto dei sindaci e comunità a cui impone scelte che vanno a minare la coesione sociale e a creare tensione tra la popolazione». Ma gli attacchi non si fermano qui. Il capogruppo del Carroccio chiede al ministro degli Interni «di imporre al prefetto, prima del suo trasferimento, il pagamento degli affitti arretrati degli uffici della Prefettura e dell’appartamento prefettizio che ammontano ad oggi a quasi 2 milioni di euro nei confronti dell’amministrazione provinciale».
La risposta del sindaco non si fa attendere, con un «contro» ordine del giorno urgente a sostegno del prefetto, che passa con il voto contrario delle minoranze. In cima alla lista degli impegni che il sindaco si prende in carico «offrire alla Prefettura la piena e leale collaborazione istituzionale rispetto al difficile compito dell’accoglienza dei migranti, qui c’è qualcuno che cerca di lasciare solo questo ente», sottolinea Gori. Che ricorda gli sforzi fatti in queste settimane per aiutare i profughi, «con la Caritas in prima linea, la situazione è complessa», spiega, per poi appellarsi proprio a via Tasso, chiedendo di mettere in atto uno schema di accoglienza ipotizzando una prima fase «per gruppi anche numerosi» e una seconda più «frammentata e diffusa, basata sul coinvolgimento di Comuni, privati e parrocchie, auspicando che sia orientata a un’equilibrata distribuzione dei cittadini stranieri, proporzionato alla popolazione di ciascun Comune».
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