Condannato a 14 anni di reclusione l’indiano che 2 anni fa a Telgate uccise un connazionale

Quattordici anni di reclusione: questa la condanna che la Corte d’Assise di Bergamo, presidente Vittorio Masia, pubblico ministero Paolo Salvatore, ha inflitto con sentenza emessa nel tardo pomeriggio a Sandhu Karanjit, l’immigrato indiano ritenuto colpevole dell’omicidio del connazionale Singh Khlwant. L’omicida è latitante ed è stato condannato in contumacia. Il pm aveva chiesto una pena detentiva di 18 anni.

Singh Khlwant, 25 anni, indiano del Punjab, fu ucciso la sera del 23 marzo 2002, in un appartamento di via Fossa a Telgate. Secondo gli inquirenti, quella sera nell’appartamento ci sarebbero stati diversi indiani, tra cui la vittima e Sandhu Karanjit, l’imputato. Tra i due a un certo punto sarebbe scoppiata una violenta lite: Karanjit, secondo l’accusa, avrebbe impugnato un coltello da cucina, colpendo tre volte il connazionale. Singh Khlwant, benché ferito gravemente, ebbe la forza di trascinarsi in strada. Nel frattempo l’assassino e gli altri si allontanarono. Arrivarono i primi soccorritori, tra cui un marocchino vicino di casa e un indiano amico del ferito che avvertirono il 118. Il giovane, colpito anche al fegato, morì poco più tardi. I carabinieri di Grumello del Monte iniziarono le ricerche del colpevole: qualche ora dopo il delitto, trovarono Karanjit a pochi chilometri di distanza da Telgate. L’indiano, sporco di sangue e agitato, indossava soltanto un giubbotto e un paio di scarpe. Con sé aveva un involto con tutti i suoi documenti. Fu arrestato per omicidio. Scaduti i termini di custodia cautelare, l’indiano era stato rimesso in libertà nell’aprile 2003 con l’obbligo di non lasciare il Comune di Telgate: disposizione che, ovviamente, ha disatteso.

(04/11/2003)

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