Come bruciare i rifiuti speciali?
Cologno userà i fulmini artificiali

Si infiamma la polemica, a Cologno, per il possibile arrivo di un impianto di trattamento di rifiuti speciali (come pneumatici, fanghi da depurazione e rifiuti ospedalieri trattati) nell’area produttiva a Sud del paese, vicino al depuratore della Cosidra.

Si infiamma la polemica, a Cologno, per il possibile arrivo di un impianto di trattamento di rifiuti speciali (come pneumatici, fanghi da depurazione e rifiuti ospedalieri trattati) nell’area produttiva a Sud del paese, vicino al depuratore della società Cosidra.

Con una delibera di Giunta, l’amministrazione leghista guidata dal sindaco Claudio Sesani, ha infatti manifestato un preventivo parere positivo alla proposta messa nero su bianco dalla fondazione Vitae Nazzareni di Bergamo assieme a un gruppo di imprenditori, per realizzare un’attività industriale «per la produzione di inerti e gas e relativa cogenerazione». Caratteristica dell’impianto, unico nel suo genere in Italia, è l’utilizzo di una tecnologia ideata dagli scienziati bellici della Air Force statunitense e sviluppata dalla Nasa, interessata a smaltire i rifiuti nelle navicelle lanciate nello spazio: la cosiddetta «torcia al plasma», ovvero un fulmine artificiale creato in laboratorio, in grado di incenerire i rifiuti speciali trasformandoli in inerti, o per il riuso in edilizia e nei sottofondi stradali, o in gas per il l’uso energetico.

Opposizione all’attacco

E mentre il Comune «delibera di esplicitare l’intenzione di voler proseguire nell’iniziativa, fatta salva la valutazione degli impatti che l’impianto potrà generare e dei rischi ambientali dello stesso», il gruppo consigliare di minoranza «Progetto Cologno» si scaglia contro l’insediamento e attacca l’amministrazione accusandola di «spregiudicatezza».

«Si tratta di un impianto che utilizza un sistema mai utilizzato in alcun luogo d’Italia – spiega il gruppo guidato da Chiara Drago – e che ha sollevato fortissimi dubbi in merito all’efficacia e ai rischi ambientali. La stessa proposta è già stata presentata a molti altri comuni, fra cui Manerbio, dove la Lega ha espresso parere fortemente contrario per i rischi connessi all’intervento. Questo insediamento comprometterebbe la salute nostra e dei nostri figli e la qualità della vita nel nostro paese, già deturpato da anni di cementificazione speculativa promossa dall’amministrazione leghista».

I consiglieri parlano poi di una scelta fatta con l’intenzione di fare cassa per coprire il buco economico lasciato del centro natatorio, ancora oggi chiuso: in soldoni, il Comune potrebbe introitare qualcosa come 1.200.000 euro l’anno per quindici anni. «Ancora una volta – affermano – l’amministrazione leghista intende utilizzare il territorio per fare cassa, così come in passato aveva proposto insediamenti logistici a Cascina Palazzo e centrali di smaltimento inerti a Sud del paese. L’amministrazione ora pone sul piatto della negoziazione economica con i privati non solo il nostro territorio, ma anche le nostre stesse vite: per rimediare a una scelta sbagliatissima, per la quale qualcuno prima o poi sarà chiamato a pagare, commette un errore ancora più grave che condizionerà per sempre il nostro paese». E chiede ai cittadini di aderire alle iniziative di mobilitazione che organizzerà contro l’intervento, annunciando per i prossimi giorni anche un’assemblea pubblica.

Il sindaco: non diciamo no a priori

Ma intanto il sindaco respinge le accuse, chiarendo che per ora i rapporti con i proponenti sono ancora in fase interlocutoria e che i pro e i contro dell’iniziativa saranno valutati con la consulenza di esperti. «Innanzitutto – chiarisce Sesani – le piscine non hanno nulla a che vedere con l’insediamento perché la questione centro natatorio verrà risolta entro quest’anno mentre quest’impianto, se si concretizzerà, non lo vedremo prima che siano passati almeno tre anni».

Il sindaco spiega inoltre che ci sarà un coinvolgimento diretto degli enti superiori, come Regione e Provincia, per valutare la bontà e la solidità della proposta. «Non diciamo di no a priori – sottolinea – anche perché occorre guardare alle nuove tecnologie per lo smaltimento e il recupero dei rifiuti. In questo caso, poi, non ci sono quei rischi alla salute che ci possono essere con gli inceneritori. L’iter è appena iniziato e valuteremo passo dopo passo il suo evolversi: è chiaro che se dovessero emergere aspetti negativi, che per ora pare non ci siano, bloccheremo tutto. Ma allo stesso modo non vogliamo lasciarci sfuggire un’iniziativa che potrebbe portare benefici anche occupazionali, senza averla neppure discussa».

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