Cisl, sempre di più in stato di povertà
«Serve attenzione e regia coordinata»

Chi è povero? Oggi - è stato spiegato al convegno della Cisl - il povero non proviene più soltanto da situazioni di marginalità: è il nostro vicino di casa che ha perso il lavoro, è il pensionato che ha una pensione insufficiente; è la donna separata che lavora part time.

Lavoro, reddito, casa: tre fattori la cui mancanza provoca povertà. Sembra una banalità, ma negli ultimi 7 anni è aumentato l’indice di povertà anche in una provincia tradizionalmente ricca come quella bergamasca.

Nel 2013 il 28,4% della popolazione italiana veniva considerato a rischio di povertà o esclusione sociale. In particolare nel 2013 si contavano oltre 10 milioni di persone relativamente povere equivalenti ad un italiano su sei (16,8%) e una famiglia su otto (12,6%) con un incremento quindi del +25% di persone e +17% di famiglie rispetto al 2011.

La povertà assoluta è aumentata del 41% tra il 2011 e il 2012 e di un ulteriore 25,1% tra il 2012 e il 2013: sono 6 milioni di poveri assoluti nel 2013 contro i 4,8 milioni dell’anno precedente corrispondenti ad un italiano su dieci (9,9%) e una famiglia su tredici (7,9%).

La prolungata crisi economica, iniziata nel 2008 con la bolla finanziaria, ha avuto pesanti riflessi sul lavoro, sul reddito e sulla casa delle famiglie bergamasche, con particolare incidenza sui soggetti sociali più deboli nel mercato del lavoro: giovani, donne, e ultra quarantacinquenni che hanno perso il posto di lavoro. Dal 2008 al 2014, il tasso di occupazione, nonostante l’aiuto degli ammortizzatori sociali si è abbassato dal 65%, al 61,1% delle forze lavoro comprese tra i 15 e 64 anni di età. Il tasso di disoccupazione è raddoppiato passando dal 3% al 7,4%, un dato mai visto nella realtà bergamasca, con una forte incidenza sulla componente giovanile tra i 15 e i 24 anni, passata nello stesso periodo dall’ 8 al 30%.

Solo dal primo trimestre 2015,secondo i dati recenti dell’Osservatorio della Provincia, si registrano alcuni segnali di ripresa con un saldo positivo degli avviamenti al lavoro rispetto alle cessazioni, trascinato anche dall’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato.

Si tratta di un segnale di ripresa incoraggiante che necessita di ulteriori conferme specie sul versante delle stabilizzazioni delle nuove assunzioni. Di certo non siamo di fronte a un’inversione di tendenza significativa. Ed è per questo che la Cisl di Bergamo ha invitato al convegno di questa mattina «Governare il futuro» amministratori locali e associazioni per ragionare su come uscire dalla crisi.

«Dopo aver fatto numerosi incontri negli ambiti per i Piani di Zona – ha detto Francesco Corna, segretario della Cisl di Bergamo -, ci siamo resi conto che le risposte all’emergenza lavoro sono differenti per ogni zona. Abbiamo allora pensato a un contributo per favorire le migliori esperienze e chiedere al territorio di definire linee guida per aiutare gli ambiti, metterli in contatto con strumenti e politiche regionali e provinciali e coinvolgere Confindustria e altre associazioni per fornire gli aiuti necessari. La politica del lavoro– ha continuato Corna - non si fa a livello di singolo comune.

Per questo proponiamo la creazione di un tavolo di lavoro a livello provinciale che faccia da tramite, aiuto e sostegno agli ambiti territoriali per la programmazione in materia di lavoro e occupazione, mentre chiediamo l’attivazione di un tavolo provinciale che favorisca l’accesso al bene casa, con il coinvolgimento delle banche e la garanzia degli enti pubblici per far si che le tante case vuote siano rese disponibili».

In un momento storico in cui aumentano i bisogni e diminuiscono le risorse «la Cisl chiede quindi che l’impegno al contrasto della povertà venga assunto con attenzione e regia coordinata dando corpo in primo luogo allo strumento funzionale per la ricerca, l’allocazione, e la gestione delle risorse».

Il convegno della Cisl bergamasca ha preso le mosse dalla relazione del professor Flavio Merlo, dell’università Cattolica, che ha fornito i dati e il panorama nel quale il sindacato di via Carnovali ha potuto elaborare la propria proposta. Il contesto descritto ha condizionato pesantemente il Welfare locale: l’impoverimento dei patrimoni familiari ha infatti fatto emergere nuove categorie di poveri tanto da trasformare la tradizionale mappa della domanda indirizzata ai Comuni con un incremento progressivo delle richieste di protezione sociale, sia sul piano quantitativo che qualitativo, che si affacciano quotidianamente presso gli sportelli degli Assistenti Sociali.

Per Stefano Malandrini, di Confindustria Bergamo, «la proposta Cisl è molto ambiziosa e ampia. Il nostro ruolo è più delimitato, ma c’è la nostra piena disponibilità per portare avanti discussione e confronto sul territorio, al fine di trovare i meccanismi di governo che mantengano anche nella conclusione di questa crisi i percorsi giusti per la coesione sociale». L’idea sindacale è stata accolta favorevolmente anche dal Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci, rappresentato dalla Presidente Maria Carolina Marchesi. «Proposta interessante e impegnativa – ha detto -, che trova spazio di riflessione negli ambiti. Per noi, il tema principale sarà quello di ricomporre la frammentazione che è il risultato delle caratteristiche degli ambiti

e del grande numero dei comuni, per poi giungere a sintesi e affrontare meglio e insieme molte difficoltà e situazioni, oltre che per dare supporto a strutture e realtà che stanno già costruendo nuovi posti di lavoro».

Ferdinando Piccinini, segretario generale Cisl Bergamo, nelle sue conclusioni, ha voluto sottolineare come, nonostante alcuni segnali, ancora troppo deboli, di inversione di tendenza sul versante occupazionale, «occorre assumere consapevolezza che il tema lavoro sarà ancora fondamentale per il prossimo futuro. Occorre affrontare il tema occupazione come parte fondamentale delle politiche di inclusione sociale che si dovranno affrontare in prospettiva in un’azione di prossimità ai comuni».

Il fondo unico, ha ricordato Piccinini, «è la strada che si può percorrere per un nuovo coinvolgimento di tutti gli attori sociali, economici del territorio per definire azioni mirate tese all’inserimento occupazionale delle fasce più deboli. In questo senso, anche il Modello Bergamo per sviluppare al meglio il suo ruolo di regia delle diverse iniziative sullo sviluppo territoriale dovrà coinvolgere un rappresentante dell’assemblea dei sindaci e il sindaco di Bergamo Giorgio Gori».

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