Cronaca
Martedì 29 Novembre 2005
Chiusa l’indagine sul «neuropata» scappato con i quattrini di investitori abbindolati
Si è conclusa dopo quasi due anni di indagini la vicenda che vede accusato di truffa ed esercizio abusivo della professione medica, Mauro Parazzi, neuropata di 45 anni, irreperibile dal dicembre 2003. Il medico, o pseudo tale, di origini mantovane, approdato a Bergamo nel 1999 come proveniente dal Venezuela, aveva aperto un ambulatorio in via Borgo Palazzo 67, e si era fatto una certa fama: diagnosticava malattie e curava i pazienti con metodi naturali, prescrivendo farmaci costosi, risultati però utili soltanto a rinforzare il suo conto in banca. Un «business» tutto sommato modesto - tre le persone che si sono fatte avanti, spennate di 22 mila euro - in confronto alla truffa più sostanziosa: quella che ha portato 9 persone ad affidare al neuropata ben 644 mila euro da investire nell’«affare» della produzione di farmaci. Altri 73 mila euro, l’intraprendente «medico» li avrebbe truffati a 4 aziende, per forniture varie, mai pagate.
Complessivamente, insomma, Mauro Parazzi sè messo in tasca quasi 740 mila euro (poco meno di un miliardo e mezzo di vecchie lire), prima di prende il volo. Dove sia ora, è difficile dirlo: le sue tracce erano affiorate in Costa Rica - dove sembra che abbia impiantato un’attività - con una puntatina il Florida, a Miami, da dove mandò un fax per confermare il suo avvocato difensore.
Il pm Francesco Lentano, ha dunque concluso la laboriosa indagine e si appresta a chiedere - probabilmente nel giro di una ventina di giorni - il rinvio a giudizio di Parazzi, sul quale pendono, tra capo e collo, tre filoni di truffe: quella per gli investimenti nella produzione di farmaci; per cure mediche costose e inutili; per il mancato pagamento di fornitori. In più, il neuropata dovrà rispondere anche dell’esercizio abusivo di professione medica. Sebbene abbia sempre sostenuto di essersi laureato in Venezuela, e già in passato sia stato assolto da questa accusa, Parazzi non è mai stato iscritto all’Ordine dei medici.
(29/11/2005)
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