Caso Galizzi, depositata la sentenza della Consulta

È stata depositata oggi la sentenza n. 380 con la quale la Consulta ha deciso che non spetta al ministro della Giustizia non dare corso alla controfirma del decreto del Capo dello Stato di conferimento dell’ufficio direttivo del Procuratore della Repubblica di Bergamo ad Adriano Galizzi.

Con tale sentenza è stata annullata così la nota del 25 ottobre del 2002 con cui Castelli rifiutava di controfirmare il decreto. Il ministro della Giustizia «non ha in generale un potere di sindacato intrinseco, né tantomeno di riesame, sul contenuto degli apprezzamenti e scelte discrezionali operate dal Csm, a meno che le iniziative o le deliberazioni dell’organo di autogoverno della magistratura manchino di un elemento essenziale" al loro proseguimento o atto conclusivo». E’ questo uno dei principali motivi per cui la Corte Costituzionale lo scorso 10 dicembre ha dato ragione al Csm nel braccio di ferro con il Guardasigilli Castelli sul caso Galizzi.

Adriano Galizzi era il magistrato indicato come procuratore di Bergamo, ma la sua nomina era stata bloccata dal Guardasigilli. Il Consiglio superiore della Magistratura negli scorsi mesi aveva infatti deciso a larghissima maggioranza, con tre sole astensioni dei laici della Cdl, di sollevare conflitto di attribuzioni davanti alla Consulta. L’assemblea di Palazzo dei Marescialli riteneva illegittima la decisione del ministro di non controfirmare il decreto presidenziale necessario a rendere esecutiva la nomina deliberata dal Csm l’estate scorsa. Castelli aveva motivato questa sua scelta con la convinzione che a impedire la nomina vi fosse una causa di incompatibilità, considerato che il fratello del magistrato è presidente di sezione del Tribunale di Bergamo.

(30/12/2003)

© RIPRODUZIONE RISERVATA