Caso Calderoli, il legale della Kyenge:
«Chiederemo l’intervento della Consulta»

«Solleciteremo il tribunale con una memoria ad approfondire la questione anche attraverso la Corte Costituzionale». Lo dice l’avvocato Gian Andrea Ronchi, che assiste l’ex ministro Cecile Kyenge.

Mercoledì il Senato ha dato il via libera all’autorizzazione a procedere contro Roberto Calderoli per diffamazione nei confronti dell’europarlamentare definita nel 2013 dal senatore leghista «un orango» - ma ha respinto la richiesta del tribunale di Bergamo di procedere per il reato di istigazione all’odio razziale.

Nella prossima udienza il legale di Kyenge, dunque, si rivolgerà ai giudici chiedendo di far investire del caso la Consulta. Da un lato c’è la valutazione nel merito, poi c’è anche un lato formale da approfondire: il senato, fa notare l’avvocato del foro di Bologna, ha infatti operato due votazioni separate, con esiti contrapposti, su un unico capo di imputazione.

Non concedendo «l’autorizzazione a procedere per istigazione all’odio razziale nei confronti del leghista Roberto Calderoli, in relazione alle pesanti offese espresse nei confronti della nostra eurodeputata Cécile Kyenge», il Senato ha «perso un’occasione per percorrere la strada maestra della tutela dei diritti» e «in qualche modo, dà legittimazione a chi pensa di offendere impunemente le persone». Lo scrive in una nota il Pd di Modena. «È vero - prosegue la nota - che il Senato ha votato sì alla diffamazione, ma l’istigazione all’odio razziale è un reato molto più specifico e pregnante. In un clima come quello attuale, sarebbe stato un segnale importante contro chi soffia sul fuoco del razzismo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA