Che qualcosa bollisse in pentola lo si era intuito qualche settimana fa al Pirellone, al momento di siglare l’Accordo di programma per la nuova Accademia della Guardia di Finanza a Grumello del Piano. In quell’occasione c’era stato un fitto parlottare tra il sindaco Roberto Bruni, l’assessore all’Urbanistica Valter Grossi e Giuliana Dionisio, direttrice regionale del Demanio. Nei giorni scorsi è arrivata la conferma: il Demanio avrebbe concluso l’istruttoria tecnica sulle caserme abbandonate a Bergamo, e il giudizio sarebbe positivo.PGT PROMOSSOOra manca solo la valutazione, come dire, politica, a suggello del gruppo di lavoro che in questi mesi si è dato molto da fare. Un compito che spetta ai livelli romani del Demanio, e qui la partita si fa delicata, e serve davvero la collaborazione di tutti per sbloccare una vicenda che inchioda Bergamo ormai da decenni. In sostanza, il Demanio ha giudicato soddisfacenti le ipotesi previste dal Piano di governo del territorio in itinere per i suoi immobili: un cambio di destinazione d’uso che li renderà appunto meno immobili e quindi pronti ad essere valorizzati. Quindi a generare profitti. Era stato il Demanio a chiedere che Palafrizzoni prevedesse nei suoi strumenti urbanistici la valorizzazione delle strutture di proprietà e le destinazioni individuate nel Pgt sembrano di gradimento.LE CASERMEBocche cucite da Palafrizzoni, figuriamoci dal Demanio. Le caserme sul piatto sono però quelle di sempre: in primis l’ambitissima Montelungo di via San Giovanni, oggetto dei desideri di Palafrizzoni. Poi ci sono la Flores di via Gasparini (tra Boccaleone e Campagnola), la Colleoni (è la porzione della Montelungo che si affaccia nella zona della Torre del Galgario, generalmente ed erroneamente considerata una sola struttura), la Corridoni di via Legnano (a Redona) e poi c’è via Suardi, dove di caserme ce ne sono addirittura due: le fronteggianti Scotti e Li Gobbi. Pare che la scelta del Demanio sia caduta sulla prima, ma visto che le notizie escono col contagocce potrebbe essere anche la vicina di casa. Comunque uno delle due ex caserme è sicuramente nel pacchetto. Come potrebbe esserci anche il Diurno, gli spazi sotterranei di piazza Dante. LE DESTINAZIONILe destinazioni urbanistiche previste dal Pgt permettono in effetti ampie riconversioni e quindi introiti certi per le casse demaniali. Che strumento poi venga utilizzato per la loro valorizzazione è tutto da vedere, visto che il Demanio è molto sensibile alle variazioni politiche e le scelte vanno di conseguenza: il centrodestra prima versione propendeva per la cessione sic et simpliciter (procedura poi fallita), il centrosinistra nel suo rapido passaggio su una concessione a lunghissimo termine a pubblico o privato mantenendo però la proprietà degli immobili. Di certo c’è solo la destinazione prevista nel Pgt: per la Scotti di via Suardi s’ipotizza del residenziale e del ricettivo con però l’obbligo di conservazione architettonica dell’immobile. Tabula rasa, per contro, alla Corridoni dove è ipotizzato del residenziale, così come alla Flores: entrambi gli immobili sono di scarso pregio e il primo letteralmente fatiscente. Il pezzo forte è però il pacchetto Montelungo-Colleoni, ovvero il vasto complesso tra le vie (e il vicolo) San Giovanni, Frizzoni e il viale delle Muraine. Qui sono previsti spazi museali verso il lato del parco Suardi, più ricettivo, commerciale e poco residenziale su quello opposto. E se il Diurno sarà della partita, la sua destinazione saranno spazi commerciali.LA MONTELUNGOIn sostanza Palafrizzoni mira all’acquisto di parte della Montelungo (sicuramente non della Colleoni) da destinare a spazi museali: un’ipotesi ormai storica, al punto che qualche anno fa il Credito Bergamasco aveva stanziato 1,5 milioni di euro per la progettazione. Le cose si erano poi arenate e l’istituto di credito si è impegnato su altri fronti, come i 5 milioni recentissimamente destinati all’ampliamento dell’Accademia Carrara. Ma il ruolo della Montelungo rimane centrale nelle dinamiche culturali ed urbanistiche della città, e un contributo all’acquisto (la spesa va ancora quantificata ma si annuncia significativa) potrebbe proprio arrivare dalla valorizzazione delle altre caserme. Una normativa stabilisce difatti che il 15 per cento del maggior valore acquisito dall’immobile in forza della variazione urbanistica finisca nelle casse dei Comuni. Non è tutto, forse nemmeno tantissimo, ma un primo passo per cominciare ad inseguire per l’ennesima volta un sogno che sembra sempre lì a portata di mano, salvo poi sfuggire regolarmente.(08/12/2008)
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