Carceri, solo la Serbia peggio dell’Italia
E ogni detenuto costa 124 € al giorno

Dal Consiglio d’Europa arriva un’altra fotografia impietosa sulle carceri italiane. Una fotografia che vede l’Italia seconda solo alla Serbia per sovraffollamento, ma che – va detto – è piuttosto datata. Il report diffuso da Strasburgo, relativo a tutti gli stati europei, si riferisce infatti al 2012.

Dal Consiglio d’Europa arriva un’altra fotografia impietosa sulle carceri italiane. Una fotografia che vede l’Italia seconda solo alla Serbia per sovraffollamento, ma che – va detto – è piuttosto datata. Il report diffuso da Strasburgo, relativo a tutti gli stati europei, si riferisce infatti al 2012, quando si contavano 66.271 detenuti e 45.568 posti disponibili, vale a dire 145 carcerati ogni 100 posti: per avere un rapporto peggiore bisogna andare in Serbia, 160 detenuti ogni 100 posti. Non solo.

L’Italia è seconda, dopo la Francia, per numero di suicidi: 63 nel 2011. Ed è prima per presenze di detenuti stranieri: 23.773, il 36%. Circa 124 euro al giorno la spesa sostenuta per ogni carcerato. Questo due anni fa.

Ma oggi la situazione è un’altra, replica il dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria (Dap). I detenuti sono poco più di 59 mila, quelli in custodia cautelare sono passati dal 46% al 36%, i suicidi sono calati da a 57 nel 2012, 42 nel 2013, 13 finora nel 2014.

In mezzo, tra queste due istantanee, c’è la condanna arrivata nel gennaio 2013 dalla Corte europea dei diritti dell’uomo per trattamento inumano e degradante a causa del sovraffollamento carcerario. La sentenza è la cosiddetta Torreggiani, dal nome di uno dei sette detenuti che hanno fatto ricorso vincendolo e vedendosi riconoscere un risarcimento complessivo di centomila euro.

Ma la cause pendenti sono quattromila. Strasburgo, quando ha definito la Torreggiani, le ha congelate e ha intimato all’Italia di intervenire sulle carceri: il termine scade il 28 maggio. Entro quella data, l’Italia dovrà convincere l’Europa, dati alla mano, di aver cambiato rotta, e di aver individuato uno strumento per risarcire i carcerati che hanno vissuto in spazi del tutto insufficienti e inadeguati.

La questione, ridotta all’osso, ruota intorno a tre metri quadri: sotto questa superficie, si determina, secondo la Convenzione europea dei diritti umani, il trattamento inumano e degradante. Ma queste situazioni sono state azzerate, spiega il Dap. Un effetto della diminuzione dei detenuti che oggi, dopo alcuni provvedimenti deflattivi, sono 59.728.

C’è però anche un fattore per così dire contabile da tenere presente. La capienza regolamentare, infatti, è intorno ai 49.131 posti. Ma questa cifra è calcolata sulla base di una legge del ’75, che indica in nove metri quadrati lo spazio necessario in cella, addizionato di cinque mq ogni detenuto in più. Un parametro molto al di sopra dei tre mq, che assieme al calo della popolazione carceraria ha permesso di fare un passo avanti sul problema spazi. Ma la guerra non è vinta. Il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, ha annunciato un correttivo normativo per introdurre rimedi compensativi: sconti di pena per i reclusi, risarcimenti per gli ex detenuti. La cifra su cui si ragiona si aggirerebbe sugli otto euro per ogni giorno vissuto in celle troppo piccole.

Questo passaggio è tecnicamente essenziale perché la Corte possa dichiarare inammissibili i ricorsi pendenti. Se dai numeri si passa alla realtà, si spalanca uno scenario in cui conta come realmente vive il detenuto, in che condizioni igieniche, se lavora all’esterno, quanto tempo trascorre fuori dalla cella.

L’Italia sta lavorando, ma deve fare ancora molto, anche con una più stretta collaborazione con il volontariato. Di questo scenario Strasburgo terrà conto e se non sarà soddisfatta, lo farà pesare. Ma col punto fermo dei meccanismi risarcitori, potrà respingere i ricorsi e, se necessario, dare un proroga all’Italia per completare l’adeguamento. Proroga che Roma, ovviamente, vuole evitare.

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