Canonica, il cane si tuffa nel canale
Pasquetta di paura per una famiglia
Quella che doveva essere una breve sosta per prendere un po' d'aria, si è trasformata in un brutto spavento. Il piccolo meticcio Rudy, fedele amico di una famiglia di Lallio, è finito nel fiume Adda, poi salvato dai vigili del fuoco.
La famiglia Colleoni, di Lallio, non dimenticherà facilmente il giorno di Pasquetta. Erano le 22 di lunedì quando la famiglia, che stava tornando da una cena con amici, ha deciso di fermarsi a Canonica, sulle rive dell'Adda, per far fare due passi al loro cane, un meticcio di un anno e mezzo.
Quella che doveva essere una breve sosta per sgranchirsi le gambe e prendere un po' d'aria, si è però trasformata in un brutto spavento. Non appena la signora Patrizia ha aperto le portiere della macchina Rudy, il cane, è corso fuori all'improvviso cadendo poi nella Muzza, il canale che scorre parallelo all'Adda, e approdando poi fortunatamente su un piccolo isolotto. Solo l'intervento dei vigili del fuoco di Treviglio ha risolto la situazione, portando in salvo il cane.
Racconta Patrizia Spini, ancora scossa: «Un pesce d'Aprile che non scorderemo più, quello che ci ha fatto Rudy quest'anno. Appena ci siamo fermati il cane è schizzato fuori, non so se ha visto qualcosa o altro, è salito su un muricciolo ed è saltato dall'altra parte. Secondo me pensava ci fosse il prato in realtà c'era l'acqua. È caduto così nel canale. In un primo momento si è bloccato dove c'erano delle rientranze, ma la corrente era troppo forte e non avrebbe resistito tanto. Allora i miei figli, Luca e Fabio, sono corsi in fondo alla strada per vedere se c'erano dei sassi nel canale o qualche punto dove Rudy potesse appoggiarsi. C'era un isolotto, una striscia di sassi e abbiamo capito che l'unico modo che aveva Rudy per salvarsi era tentare di raggiungerlo. L'abbiamo incitato a lasciarsi andare e poi saltare su quella striscetta di sassi. Lui ha capito e quando è riuscito a salire sull'isolotto abbiamo tirato tutti un sospiro di sollievo. Guaiva, tremava, ma almeno era lì. A quel punto ci siamo rilassati un secondo e abbiamo chiamato i vigili del fuoco».
Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 3 aprile
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