Camorra, infiltrazioni anche in città
Piacciono i negozi di abbigliamento

La Dna dà conto di quei «tentacoli» dei clan camorristi che si sono allungati nel settore dell’abbigliamento anche a Bergamo. I pm fanno riferimento, in particolare, ad un’inchiesta dei magistrati campani fatta nel dicembre del 2012.

Alcuni «eleganti negozi» di abbigliamento di Bergamo sono finiti in mano alla camorra. A mettere nero su bianco questo inquietante aspetto, che dimostra la capacità di infiltrazione delle mafie anche nel profondo Nord, sono stati i magistrati della Direzione nazionale antimafia che ieri hanno reso pubblica la loro relazione annuale relativa a un periodo che va dal luglio 2012 al giugno 2013.

Nel documento della Dna, che coordina l’attività di tutte le Direzioni distrettuali antimafia sparse per l’Italia, compresa quella di Brescia, competente sui reati di criminalità organizzata commessi a Bergamo, emerge la fotografia di una Lombardia che ha subito negli ultimi anni «una vera e propria “colonizzazione” da parte» della ’ndrangheta «nel tessuto socio-politico-economico». E se Milano è di fronte ad una «emergenza», le cosche calabresi, campane e siciliane, sempre stando agli atti della Dna, non hanno risparmiato nemmeno Bergamo, diventata anzi una «piazza» per il «traffico di narcotici», ma anche per il riciclaggio e le estorsioni.

Il clan Fabbrocino

È nella prima parte della relazione di oltre 900 pagine, quella che tratta il fenomeno dell’espansione delle mafie da sud a nord, che la Dna dà conto di quei «tentacoli» dei clan camorristi che si sono allungati nel settore dell’abbigliamento anche a Bergamo. I pm fanno riferimento, in particolare, ad un’inchiesta dei magistrati campani che nel dicembre del 2012 ha portato in carcere una serie di presunti boss del clan Fabbrocino di San Giuseppe Vesuviano (Napoli).

Il nuovo reggente del sodalizio, Biagio Bifulco, era stato sottoposto, spiega la Dna, per due anni alla misura di sicurezza della libertà vigilata a Brescia, dove era stato «fittiziamente assunto» in una società di abbigliamento, che altro non era che una sua azienda. Il presunto boss, secondo la Dna, avrebbe quindi sfruttato «la sua forzata permanenza in Lombardia per estendervi i traffici criminali del clan» con operazioni di riciclaggio e di reinvestimento, insieme ad altri affiliati. E proprio grazie alle «peculiari capacità imprenditoriali di molti affiliati al clan Fabbrocino», scrive la Dna, la cosca è entrata nel settore dell’abbigliamento e del commercio di alimenti in varie regioni del Centro-Nord «avviando decine di aziende e movimentando imponenti flussi finanziari, anche mediante la creazione di filiere produttive e commerciali nelle quali troviamo le fabbriche tessili dell’area vesuviana e gli eleganti negozi di Bergamo e Brescia». Negozi, chiarisce la Dna, «comunque riconducibili all’influenza del clan».

La ’ndrangheta

Quando passano a trattare l’ormai accertato radicamento della ’ndrangheta in Lombardia, invece, i magistrati della Dna dedicano un altro capitolo a Bergamo, che assieme a Brescia è diventata una roccaforte di «soggetti riconducibili a gruppi di matrice ’ndranghetista, con interesse prioritario nel traffico di narcotici, nel riciclaggio e nelle estorsioni». E passando alle inchieste e ai processi portati avanti dalla Dda di Brescia e che hanno riguardato anche Bergamo, i pm citano l’importante indagine che venne ribattezzata ’Nduja e che si concluse con le condanne per associazione mafiosa di una ventina di imputati. Un procedimento che aveva portato alla luce anche un vasto «traffico internazionale di stupefacenti» e alla condanna di Umberto Bellocco, figlio di Giuseppe, «presunto capo del clan di Rosarno, arrestato dopo una lunga latitanza».

Operazione Valchiria

Inoltre, un paragrafo è dedicato a un’altra inchiesta, la cosiddetta «Operazione Valchiria», affidata ai carabinieri del Ros di Brescia che «dopo circa due anni di indagini stanno per depositare una poderosa informativa finale, riguardante oltre 100 persone», presunti componenti di un’organizzazione dedita in particolare al traffico di cocaina, attiva tra Brescia e Bergamo.

La mafia

Passando, invece, all’espansione della mafia siciliana, che certamente sta soffrendo rispetto alla potenza acquisita dalla ’ndrangheta e dalla camorra negli ultimi anni, la Dna evidenzia la presenza a Bergamo di un clan originario di Gela, provincia di Caltanissetta. Esponenti criminali della famiglia dei Rinzivillo, infatti, come ha documentato un’operazione del 2011, hanno preso piede tra Milano, Varese, Bergamo e Mantova.

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