Camere di Commercio
Ok bipartisan dal Pirellone

Approvata all’unanimità in Consiglio regionale la risoluzione sulla riforma delle Camere di Commercio uscita dal tavolo tra Regione Lombardia e sistema camerale. Il documento approvato invita l’esecutivo lombardo

a portare la proposta di riorganizzazione all’attenzione del Governo in sede di Conferenza Stato-Regioni già nella seduta del 16 ottobre, per modificare il disegno di legge 1577 sulla Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche che prevede l’abolizione del contributo delle imprese alle Camere di Commercio con l’inevitabile conseguenza – ha detto il relatore Carlo Malvezzi – di un tracollo di tutto il sistema camerale.

Con questa risoluzione il Consiglio regionale chiede che il diritto annuale versato dalle imprese alle Camere di Commercio non venga abolito ma diminuito del 35%. Secondo una stima del sistema camerale, il solo dimezzamento di queste entrate porterebbe ben 48 sedi alla chiusura e le restanti 57 a una forte contrazione delle attività.

Dal confronto che il Tavolo lombardo sulla riforma del sistema camerale ha avviato con le associazioni di categoria e le rappresentanze camerali, è passata l’ipotesi di operare un’aggregazione delle Camere di Commercio secondo il numero delle imprese iscritte e secondo indicatori di efficacia ed efficienza, gestionali e di servizio. La risoluzione chiede infine che le Camere di Commercio continuino a gestire il Registro delle Imprese, che il Governo vuole invece trasferire al Ministero dello Sviluppo economico.

«La nostra proposta – ha detto Malvezzi – punta a rendere più efficiente l’azione delle Camere di Commercio senza metterne a rischio la sopravvivenza. Lavoriamo tutti insieme per la salvaguardia dei corpi intermedi oggi indispensabili a supportare le micro e piccole imprese in un momento tanto difficile».

«In un periodo di crisi economica e finanziaria come quello nel quale ormai da numerosi, forse troppi anni, stiamo vivendo, - ha detto il Consigliere Daniela Maroni (Lista Maroni Presidente) - non possiamo rinunciare alla possibilità di avere un interlocutore in grado di comprendere, e quindi di investire per le necessità dell’economia locale, quelle stesse risorse che dall’economia locale provengono».

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