Cronaca / Bergamo Città
Martedì 28 Settembre 2010
Caccia, approvate nuove regole
nei comprensori alpini lombardi
Via libera in Consiglio regionale al provvedimento (relatore Mauro Parolini del Pdl, primo firmatario Carlo Saffioti del Pdl) che introduce alcune modifiche alla legge regionale n.26/93 che regola l'attività venatoria lombarda, in particolare per quanto concerne gli ambiti territoriali di caccia e i comprensori alpini.
La votazione a scrutinio segreto ha visto 43 voti favorevoli e 24 contrari: nelle dichiarazioni di voto, hanno espresso voto a favore i gruppi Pdl, Lega Nord, Udc e i consiglieri del Partito Democratico Barboni, Girelli e Spreafico, contrari gli altri consiglieri del Partito Democratico e i gruppi Italia dei Valori e Sel.
Dichiarando il suo forte dissenso, è uscito dall'Aula e non ha preso parte al voto il Consigliere Claudio Bottari della Lega Nord, che ha denunciato come «questa legge costituisce premessa per una invasione indiscriminata di ambiti come quelli mantovani, mettendone a rischio la tutela e la valorizzazione».
Sono stati respinti la questione pregiudiziale presentata dall'Italia dei Valori e 107 emendamenti a firma Italia dei Valori e Sel. Con le modifiche introdotte oggi, i cacciatori residenti in Lombardia, già iscritti nella stagione precedente a un ambito territoriale o comprensorio alpino di caccia regionale diverso da quello di residenza anagrafica, avranno ora diritto alla permanenza associativa, confermando la propria iscrizione attraverso il solo pagamento della quota entro il 31 marzo di ogni anno.
«In questo modo - ha spiegato Parolini - consolidiamo e stabilizziamo la situazione esistente, dando regole certe e chiare e concedendo nuove possibilità di mobilità ai giovani». Infatti i neocacciatori avranno diritto a essere associati nello stesso ambito territoriale o comprensorio alpino di caccia e a esercitare la stessa specializzazione venatoria dell'accompagnatore, mantenendo nelle stagioni successive il diritto di permanenza negli stessi luoghi.
Soddisfazione è stata espressa dal presidente della Commissione Agricoltura Carlo Saffioti (Pdl), che ha evidenziato la bontà del provvedimento che «con la nuova formulazione evita il rischio di interpretazioni difformi tra le varie provincie lombarde, riconoscendo i diritti dei cacciatori nel rispetto degli equilibri territoriali di caccia, mentre viene finalmente superata una anacronistica visione feudale della pratica venatoria».
Giudizio fortemente contrario è stato invece espresso da Chiara Cremonesi (Sel) e dai rappresentanti dell'Italia dei Valori Sola, Zamponi e Cavalli, che nei loro interventi hanno avanzato forti dubbi di legittimità su alcuni punti del testo (poi emendati e ritirati), evidenziando inoltre come «sia indispensabile mantenere un legame indissolubile tra il cacciatore e il suo territorio di residenza».
Per Dario Bianchi (Lega Nord) «questo provvedimento costituisce un importante tassello di un mosaico più ampio che dovrà riformare in modo complessivo la normativa venatoria». Fabrizio Santantonio (Pd) ha invece motivato «il quasi totale voto contrario del suo gruppo« con la necessità «di trovare risposte e regolamentazioni adeguate alla pratica venatoria in Lombardia, che purtroppo non si ravvisano in questo testo che affronta tali questioni in modo molto frammentato e parziale».
Gianmarco Quadrini (Udc), dichiarando il «convinto voto favorevole del suo gruppo», si è infine appellato all'assessore De Capitani «perché sull'esercizio della caccia in deroga si possa giungere quanto prima ad una posizione chiara e condivisa».
Tra le altre novità della nuova legge, troviamo nell'esercizio della pratica venatoria l'equiparazione delle strade agrosilvopastorali con quelle poderali e interpoderali: ora sarà quindi possibile praticare la caccia anche a distanza inferiore a cinquanta metri dalle strade classificate come agrosilvopastorali, nonché sparare nella loro direzione con fucile a canna liscia anche a distanza inferiore ai 150 metri.
Via libera anche a due emendamenti presentati da Roberto Pedretti (Lega Nord) con i quali si estende la validità dell'autorizzazione per la caccia da appostamento fisso a 10 anni (attualmente erano 3) e si autorizzano centri di recupero per la fauna selvatica gestiti anche da enti locali e associazioni agricole e venatorie riconosciute («finora tali centri erano appannaggio esclusivo di associazioni ambientaliste», ha evidenziato Pedretti).
Non accolte invece due modifiche richieste da Gianmarco Quadrini e Valerio Bettoni (Udc), con le quali si chiedeva di consentire la caccia da appostamento fisso alle specie Cesena e Tordo sassello anche su terreni innevati e di affidare alla Regione (e non più alla Provincia) la competenza sulla possibilità di integrare il calendario venatorio con altri due giorni aggiuntivi oltre il 30 novembre.
Inoltre, a differenza della formulazione originaria del testo del progetto di legge, viene negata ai cacciatori la possibilità di effettuare trasferimenti con armi scariche fuori dai centri abitati. Approvato invece a maggioranza un ordine del giorno a firma Parolini, Saffioti e Riparbelli che chiede alla Giunta di istituire un Tavolo Stato/Regioni con lo scopo di stabilire nel più breve tempo possibile le concrete modalità con le quali sia possibile l'esercizio della caccia alle specie in deroga, e sollecita il Ministero competente affinchè l'Ispra fornisca i dati necessari per motivare il prelievo in deroga.
Il provvedimento approvato oggi entrerà in vigore già il giorno successivo alla sua pubblicazione sul Burl. Raccogliendo le indicazioni emerse dagli interventi in Aula, il presidente della Commissione Agricoltura Carlo Saffioti (Pdl) ha infine auspicato che si possa procedere quanto prima a una revisione generale della legge n.26.
«Questo provvedimento - ha aggiunto Saffioti - contribuisce comunque, seppur in minima parte, ad attenuare la giusta delusione del mondo venatorio per la mancata approvazione delle deroghe». Riferendosi alla mancata registrazione del suo voto sulla caccia in deroga avvenuta nella precedente seduta di Consiglio regionale, Saffioti ha infine chiesto che da parte degli uffici competenti vengano fatte le opportune verifiche al fine di registrare in modo corretto ciascun voto.
La lamentela di Saffioti è stata fatta propria dal presidente Davide Boni, che ha evidenziato come anche nel suo caso, nonostante avesse espresso voto favorevole a trattare il progetto di legge sulla caccia in deroga, alla fine erroneamente risultasse pure lui come «non votante».
© RIPRODUZIONE RISERVATA