Cronaca / Valle Cavallina
Lunedì 17 Agosto 2015
Delitto di Brescia, confessione piena
«Un agguato già mesi fa» - foto e video
Sono stati fermati nel primo pomeriggio gli esecutori materiali del duplice omicidio di Francesco Seramondi e della moglie Giovanna Ferrari, i coniugi uccisi martedì mattina nella loro pizzeria da asporto «Da Frank» a Brescia.
Si tratta di due stranieri arrestati nella Bergamasca, a Casazza: un indiano e un pachistano, legati ad un’attività concorrente della pizzeria delle vittime. Si tratta delle persone alle quali Francesco Seramondi aveva ceduto la prima pizzeria da asporto «Dolce e Salato», poi fallita qualche mese dopo il passaggio di quote. Le due attività erano nello stesso piazzale, una davanti all’altra. Proprio la rivalità sul mercato, oltre ad accordi economici non rispettati, rappresenterebbero il movente della morte dei coniugi Seramondi. Pare che gli assassini dovessero ancora del denaro alle vittime, ma non erano più in condizioni di pagare. I due arrestati hanno confessato il delitto.
«Abbiamo raccolto la confessione piena di chi ha commesso il duplice omicidio. Gli autori sono gli stessi dell’agguato di un mese fa ai danni del dipendente dei Seramondi» ha detto il procuratore capo di Brescia Tommaso Buonanno nel corso della conferenza stampa sull’arresto. Ad aver sparato i quattro colpi sarebbe stato il pachistano, AdnanMuhammad, 32 anni, proprietario del negozio «Dolce e Salato», comprato dai Seramondi e concorrente dell’attività delle vittime. Con lui Sarbjit Singh, indiano di 33 anni.
I due esecutori materiali dell’agguato nella pizzeria di Brescia avrebbero atteso due ore prima di entrare in azione ed uccidere i coniugi Seramondi. Sarebbero arrivati in zona a bordo di un motorino attorno alle 8.20 nascondendosi in un locale in disuso prima di entrare nella pizzeria e fare fuoco.
«Fondamentali per l’individuazione degli autori - ha spiegato Buonanno - sono stati le videoregistrazioni effettuate all’interno e all’esterno del locale dove è avvenuto il duplice omicidio». Buonanno ha poi spiegato che «gli autori stavano tentando di distruggere il motorino usato per la spietata esecuzione dell’omicidio».
Secondo il procuratore, gli arrestati sarebbero anche i responsabili dell’agguato ad un dipendente del locale dei Seramondi, un pizzaiolo albanese di 42 anni, rimasto ferito circa un mese fa quando è stato raggiunto da alcuni colpi di pistola esplosi da un’auto mentre, alle 5 del mattino, al volante della sua vettura stava andando a lavorare proprio «Da Frank».
«Adesso comincia la fase più difficile, proseguire con le indagini per capire se questi soggetti arrestati hanno mutuato le caratteristiche dell’esecuzione dalla criminalità organizzata o se c’è altro. Non mi accontento dei moventi forniti dagli assassini» ha commentato il Procuratore generale di Brescia Pierluigi Maria Dell’Osso.
Il pakistano Muhammad Adnan, colui che avrebbe esploso i quattro colpi di pistola per uccidere i coniugi Seramondi a Brescia, dopo l’omicidio è tornato nel suo locale ed ha anche rilasciato dichiarazioni alle tv che erano presenti. «Gli arrestati hanno detto di aver ammazzato per questioni di concorrenza rispetto alla pizzeria “Da Frank”» ha detto il capo della Squadra Mobile di Brescia, Giuseppe Schettino.
Non solo: Adnan avrebbe anche ripreso con il suo telefonino l’arrivo delle forze dell’ordine. L’indiano Sarbjit Singh non aveva collegamenti con Brescia. Sua però l’impronta rilevata all’interno della pizzeria teatro dell’omicidio. La svolta delle indagini è arrivata proprio dall’impronta. «Durante la fuga gli assassini si sono liberati di tutto quanto utilizzato per l’agguato» ha spiegato il capo della Mobile.
Tra Seramondi e i suoi killer i rapporti iniziarono ad incrinarsi nel 2010 quando un’ordinanza del Comune di Brescia obbligava la proprietà del Dolce e Salato a chiudere alle 22, per motivi di ordine pubblico, mentre la pizzeria «Da Frank» poteva rimanere aperta tutta la notte. Gli agenti della Squadra Mobile di Brescia hanno anche recuperato in un campo l’arma del delitto: si tratta di un fucile a canne mozze come già era stato ipotizzato dagli inquirenti.
I killer hanno infatti sparato ripresi dalla telecamera interna della pizzeria, prima di scappare a bordo di uno scooter di piccola cilindrata. Gli inquirenti sono arrivati agli assassini dalla targa del motorino immortalata, dopo l’omicidio, da alcune telecamere di sicurezza installate in strada. Anche lo scooter usato per il duplice omicidio é stato trovato e posto sotto sequestro.
Confermando l’arresto degli esecutori materiali dell’agguato di Brescia, il ministro degli Interni Angelino Alfano ha detto: «Il presidio dello Stato funziona, è attivo ed è efficace e rafforza il senso di sicurezza e di protezione nei cittadini. Mi congratulo - ha aggiunto Alfano - con la polizia e la Magistratura di Brescia per il silenzioso e incessante lavoro».
Proprio domenica, nel corso dei funerali delle due vittime, tenutisi a Nuvolento, nel Bresciano, in una chiesa gremita di amici e conoscenti e di molti sindaci della zona, il parroco aveva detto: «La speranza è che chi si è macchiato di questo orrendo crimine possa ammettere e chiedere perdono».
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