Brebemi, processo sui rifiuti da rifare
Undici faldoni non dati alla difesa

Nuovo clamoroso stop al processo per il presunto traffico di rifiuti sotto l’autostrada Brebemi, che vede al banco degli imputati l’imprenditore Pierluca Locatelli e i suoi ex collaboratori Giovanni Battista Pagani, Bartolomeo Gregori, Egidio Grechi, Walter Rocca, Andrea David Oldrati (consulente esterno) e Giorgio Oprandi (collaboratore di quest’ultimo).

Mercoledì 22 aprile il giudice Vito Di Vita, accogliendo un’eccezione sollevata dalle difese, ha decretato la nullità dell’avviso di conclusione delle indagini e degli atti seguenti (udienza preliminare, decreto che dispone il giudizio) e disposto la restituzione del fascicolo al pubblico ministero. Altrimenti detto: tutto da rifare, si riparte dal via, a oltre un anno dall’udienza preliminare (trascorso fra mille intoppi, che hanno costretto il giudice a frequenti rinvii) e a quasi tre e mezzo da quando il caso scoppiò, con il roboante arresto dell’imprenditore di Grumello del Monte da parte dei carabinieri, il sospetto di una «terra dei fuochi» del Nord, la fine di un impero da 400 dipendenti e milioni di euro di fatturato, senza dimenticare le intercettazioni telefoniche che portarono alla luce presunte tangenti e innescarono un terremoto politico-giudiziario in grado di scuotere le fondamenta della Regione Lombardia targata Formigoni.

Il macigno è piombato in aula al processo Brebemi sotto forma di undici pesanti faldoni di carte: circa 22 mila fogli (è la stima, tra fatture, bolle, documenti di trasporto) sequestrati nel corso delle indagini sui cantieri dell’autostrada. Cosa è successo? In Procura a Brescia (l’inchiesta è di competenza della Direzione distrettuale antimafia) non le hanno scannerizzate (dimenticanza? prassi?) e così le pagine incriminate non sono entrate a far parte del fascicolo digitale a disposizione delle difese degli imputati e delle parti civili.

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