Brebemi, lo sconforto del popolo dei treni
Coldiretti: «Ora i risarcimenti per i terreni»
Polemiche dopo il via libera del Cipe all’adeguamento del Piano economico finanziario. Legambiente attacca.
Il giorno dopo il via libera del Cipe (Comitato interministeriale programmazione economica) al l’adeguamento del Piano economico-finanziario di Brebemi, che prevede il contributo pubblico complessivo di 320 milioni di euro di cui 260 in rate da 20 milioni annui dallo Stato e 60 in tre rate da 20 milioni annui dalla Regione Lombardia e la proroga della concessione di 6 anni (da 19,5 a 25,5 anni), non mancano le polemiche. Il «la» arriva dal Comitato pendolari bergamaschi, alle prese con i tagli agostani e un servizio ferroviario troppo spesso non degno di tal nome.
Ci hanno spiegato spesso che si trattava di un'infrastruttura fondamentale, che forse andava fatta meglio, che però...
Posted by Quellideltreno - Comitato Pendolari Bergamaschi on Venerdì 7 agosto 2015
«Ci hanno spiegato spesso che si trattava di un’infrastruttura fondamentale, che forse andava fatta meglio, che però risolve molti problemi a zone prima congestionate. Poi ci hanno spiegato che era finanziata da privati e che comunque i soldi pubblici non potevano essere utilizzati in altro modo. Noi guardiamo solo ai fatti: i treni sono sempre più pieni e Regione Lombardia e il Governo centrale sembrano invece pensare che non serva un intervento davvero forte sulla rete, sul personale, sull’ammodernamento del servizio» scrivono sul loro profilo Facebook.
Ovviamente critica la posizione di Legambiente Bassa Bergamasca: «Il project financing in versione lombarda ha generato ecomostri come Brebemi, Teem e Pedemontana, promettendo di realizzare infrastrutture esagerate e dai costi smisurati ma interamente a carico degli investitori privati, eppure, la decisione Cipe sulla Brebemi prevede 320 milioni di finanziamenti prelevati dalle esangui casse pubbliche, più una proroga di 6 anni della concessione, la conferma del valore di subentro a fine concessione per 1200 milioni e nuove opere di interconnessione per canalizzarci del traffico attualmente inesistente.
«Una decisione semplicemente mortificante, che speriamo provochi una levata d’orgoglio contabile da parte della Corte dei Conti - dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia – Di fatto il Governo premia chi ha speculato ai danni del territorio, mentre gli unici a pagare saranno gli utenti, costretti a un pesante pedaggio per un’infrastruttura realizzata quasi per intero con finanziamenti pubblici ma i cui extraprofitti vanno quasi tutti a privati. Crediamo ci siano modi migliori per spendere i soldi dei contribuenti».
«Il finanziamento annunciato dal Cipe andrebbe a un’opera il cui costo, alla convenzione, era valutato in 920 milioni interamente a carico di privati, ma che poi, tra modifiche e “compensazioni”, oneri finanziari e interessi, ha superato i 2,4 miliardi, coperti in massima parte da prestiti di istituti finanziari pubblici (Bei e Cassa Depositi e Prestiti), oltre che dalle partecipazioni degli azionisti pubblici e privati con, in prima fila, Banca Intesa (che possiede il 42% di Autostrade Lombarde, a sua volta proprietaria del 78% di Brebemi).
«Si tratta anche di un’opera molto costosa per gli utenti: i 56 km da Brescia a Milano, infatti, costano ben 10,70 euro, 19 centesimi a km. Tanto che la società concessionaria si è dovuta inventare un catalogo di sconti e promozioni pur di ingolosire un’utenza distratta. Tutto ciò per un’autostrada che apre uno squarcio di centinaia di ettari asfaltati nella campagna più fertile d’Italia, destinata a un traffico che preferisce ricorrere alla viabilità ordinaria piuttosto che pagare un pedaggio così esoso, che non ha ancora realizzato tutte le misere compensazioni ambientali previste, né finito di pagare gli espropri dei terreni sottratti all’agricoltura».
E su quest’ultimo versante interviene Coldiretti Bergamo: «Abbiamo prestato grande attenzione alla notizia relativa al via libera da parte del Cipe al riequilibrio del Piano economico della A 35, perché finalmente intravediamo per i nostri associati ancora in attesa dei risarcimenti per gli espropri dei terreni - che ammontano a circa 10 milioni di euro - la possibilità di concludere finalmente una vicenda iniziata ormai oltre sei anni fa. Dopo aver sentito tante promesse e tanti proclami - ora ci auguriamo sia arrivato il momento dei fatti».
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