Cronaca / Bergamo Città
Martedì 08 Luglio 2014
Brebemi, camionisti tosati come pecore?
Fai: «Avranno più pascoli per muoversi»
Doriano Bendotti segretario provinciale di Bergamo di Fai Conftrasporto replica a Dario Ballotta responsabile del settore trasporti di Legambiente per la Lombardia in merito ai costi dei pedaggi della nuova Brebemi, l’autostrada «alternativa» alla A4 attesa da decenni.
Vive meglio una pecora tosata ma che ha a disposizione centinaia di chilometri di prati sui quali brucare o una pecora che non viene tosata ma che è costretta a seguire dei sentieri stretti, popolati da moltissime altre pecore, dove è costretta a stare ferma, “incolonnata” verrebbe da dire, per ore?
E’ questa la domanda che Doriano Bendotti, segretario provinciale di Bergamo di Fai Conftrasporto si è posto leggendo il servizio intitolato «I camionisti tosati come pecore». Un articolo in cui, intervenendo sui costi dei pedaggi della nuova Brebemi, l’autostrada «alternativa» alla A4 attesa da decenni, il responsabile del settore trasporti di Legambiente per la Lombardia, Dario Balotta, ha denunciato come «non sia stata una bella notizia per gli abitanti della Bassa Bergamasca e Bresciana sapere che la Brebemi costerà per le automobili 15 centesimi al chilometro, più del doppio della parallela A4 che costa 7 centesimi, e che già nel 2015 scatterà un pesante aumento». Aggiungendo, inoltre, che “sarà ancora peggio quando anche gli autotrasportatori verranno a sapere che dovranno pagare quasi il doppio di quanto si paga sulla A4”.
Praticamente, ha sintetizzato l’esponente di Legambiente, “rispetto alla categoria di camion a cinque assi, la più usata dai veicoli commerciali, sarà come essere tosati come le pecore”.
“La notizia più importante per migliaia di autotrasportatori è semmai che dovrebbe mancare poco all’apertura al traffico della Brebemi, apertura che per la categoria significa avere finalmente una valida alternativa a una A4 congestionata nonostante l’apertura della quarta corsia e oggi assolutamente insufficiente a supportare il traffico dei mezzi e delle merci pesanti, se non costringendo migliaia di Tir a percorrere chilometri a passo d’uomo se non addirittura a stare fermi in colonna, col motore acceso, consumando ben più di quanto spenderanno in pedaggi”, replica Doriano Bendotti.
“Senza contare l’inquinamento che, con le colonne di camion e auto ferme a motore acceso si moltiplica esponenzialmente. Un rappresentante di un’associazione come Legambiente dovrebbe fare un’attenta analisi su quanto il fatto di viaggiare senza rallentamenti e code faccia risparmiare in termini economici alle imprese e di tutela dell’ambiente a tutti”.
E a Dario Balotta, che nell’intervista sul quotidiano sottolinea come “gli esperti del settore sanno che in questo periodo gli autotrasportatori per ridurre i costi di gestione cercano di evitare, se possono, di percorrere le già care autostrade nazionali, con molti padroncini che impostano i navigatori su percorsi alternativi alle autostrade”, evidenziando che “ mentre i costi del carburante e dell’assicurazione sono incomprimibili l’unica voce comprimibile è quella dell’autostrada usando in alternativa o le strade statali o quelle provinciali anche se allungano i tempi di consegna della merce”, Doriano Bendotti lancia un invito: “Legambiente si schieri al fianco degli autotrasportatori seri nella battaglia per difendere la legge sui costi minimi per la sicurezza dell’autotrasporto, che troppi esponenti della committenza continuano a non rispettare e addirittura incitano a non rispettare, nonostante sia una legge del Parlamento italiano.
Legambiente scenda in campo in questa che molti hanno, giustamente, definito una battaglia di civiltà, e vedrà che le imprese di autotrasporto potranno non solo far viaggiare sulle strade Tir sicuri invece che camion diventati vere e proprie bombe a orologeria, senza manutenzione, con gomme lisce e guidate da extracomunitari “presi per fame”, ma saranno anche in grado di pagare quei centesimi di più al chilometro che consentiranno a migliaia di tir di arrivare prima a distribuzione. Consumando, spendendo e inquinando meno di oggi, grazie a nuove infrastrutture di cui questo Paese ha assolutamente bisogno se vuole crescere”.
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