Cronaca / Bergamo Città
Venerdì 23 Ottobre 2015
Processo Bossetti: Dna non di Ignoto1?
Lago: «Una possibilità su venti miliardi»
Si è conclusa verso le 17,15 l’udienza di venerdì 23 ottobre del processo che vede Massimo Bossetti imputato del rapimento e dell’uccisione di Yara Gambirasio. Ha parlato ancora il comandante dei Ris di Parma, il colonnello Giampietro Lago, consulente dell’accusa, che sarà sentito una terza volta - venerdì 30 ottobre - prima del controesame della difesa.
Ecco la cronaca della giornata segnata da diversi punti salienti. Il principale: c’è solo una possibilità su 20 miliardi che il Dna trovato sul corpo di Yara non sia di Ignoto 1. La tesi della colpevolezza, secondo il militare, è avvalorata dal fatto che il test è stato ripetuto e ripetuto, offrendo però sempre lo stesso risultato. Si è parlato inoltre del furgone ripreso a Brembate Sopra e che ricorre nelle immagini di tre telecamere: la banca, un’azienda e il distributore dell’imputato: c’è stata «un’identificazione probabile» con quello di Bossetti. E su quello dell’imputato non è stata rinvenuta nessuna traccia di Yara. Da segnalare che Bossetti oggi si è rifiutato di mangiare.
La cronistoria della giornata
Ore 10,30: «Sufficiente margine per essere certi dell’identificazione»
Anche per questa 11ª udienza l’aula del Tribunale di via Borfuro è piena: oltre ai tanti «affezionati», quelli che non perdono una sola sessione, anche un gruppo di giovani studenti. Come sempre è presente la sorella dell’imputato. Bossetti è al suo posto, jeans e un maglione azzurro.
Il colonnello Lago ha proposto una sorta di «lezione» di biologia per spiegare le differenze del Dna, i modi di estrazione e l’utilizzo delle banche dati. Rispondendo alle domande del pm di Bergamo Letizia Ruggeri, ha spiegato che «nelle banche dati internazionali è raccolto solamente il Dna nucleare».
Uno degli argomenti del processo, infatti, è il dubbio, avanzato dalla difesa, della mancata corrispondenza tra il Dna nucleare trovato sul corpo della ragazza e attribuito a Bossetti e quello mitocondriale del quale non è stato possibile stabilire l’appartenenza.
L’ufficiale ha ribadito che «è solamente il Dna nucleare quello in grado di identificare una persona» ed è il solo ad avere valore forense mentre quello mitocondriale viene usato per altri scopi. Riguardo al Dna di ignoto 1, che altri laboratori, non quello del Ris, attribuirono a Bossetti, Lago ha spiegato che «una cinquantina di marcatori» rivelarono essere della persona che aggredì Yara. Un dato che, di fatto, esclude dei margini di incertezza.
Lago ha spiegato poi che, in presenza di quindici marcatori, vi è un «sufficiente margine per essere certi dell’identificazione». Il pm Letizia Ruggeri, formulando la domanda, ha parlato di «banche dati internazionali» in quanto in Italia il database è ancora in via di realizzazione poiché, nonostante esista una legge del 2009, questa non è ancora correlata dai relativi decreti attuativi.
Ore 11,15: «Il Dna non è di Ignoto1? C’è solo una possibilità su 20 miliardi»
Stando alla testimonianza del colonnello Giampietro Lago, comandante del Ris di Parma, c’è solo una possibilità su 20 miliardi che il Dna trovato sul corpo di Yara non sia di Ignoto 1. La tesi della colpevolezza, secondo il militare, è avvalorata dal fatto che il test è stato ripetuto e ripetuto, offrendo però sempre lo stesso risultato.
Dopo questa dichiarazione il processo si è fermato per una breve pausa. In aula oggi è arrivato anche Vittorio Cianci: si tratta del perito della difesa, esperto nell’esame di fibre tessili. Dovrà esprimersi sui risultati degli esami sulle fibre trovare sul corpo della ginnasta e che sono fatte risalire al furgone di Bossetti.
Per la prima volta - è l’undicesima udienza - Bossetti non ha voluto mangiare: gli sono stati offerti panini e acqua, ma non li ha voluti. Gli è stato chiesto se volesse tornare in carcere per consumare un pasto, ma ha risposto «no», senza fornire alcuna spiegazione.
Ore 12,30: «Su furgone e attrezzi non è mai stata trovata traccia di Yara»
Dopo una pausa di circa mezz’ora il processo è ripreso. Attraverso la testimonianza del colonnello del Ris è stato presentato un lunghissimo elenco di reperti di pertinenza dell’imputato, raccolti a casa o fra gli oggetti di lavoro.
Si è poi parlato del furgone Iveco e della Volvo di Bossetti: entrambi i veicoli sono stati sottoposti a una serie infinita di analisi sulle macchie e altri reperti organici. Sono state trovate anche numerose tracce di sangue (dell’imputato e di altre tre persone, due donne e un uomo), dovute probabilmente a piccole ferite o a epistassi. Non è però mai stata trovata alcuna traccia del Dna di Yara Gambirasio.
Poi si è passati all’esame delle immagini riprese dalle telecamere (del centro sportivo di Brembate Sopra, di una banca, di un distributore e di due aziende): per ognuna sono disponibili da 6 a 24 fotogrammi. Ritrarrebbero un furgone di passaggio compatibile con quello di Bossetti.
Ore 13,15: per il furgone «identificazione probabile»
Alle 13,15 il processo si ferma per la pausa. Giampietro Lago, il comandante del Ris di Parma, nel frattempo - analizzando le immagini riprese dalla telecamera - ha spiegato in aula come si è arrivati dai fotogrammi al modello del furgone. Sono stati analizzati tantissimi modelli e, sovrapponendo le immagini, si sono cercati il cosiddetti punti di coerenza.
Il furgone che è stato ripreso a Brembate Sopra ricorre nelle immagini di tre telecamere: la banca, un’azienda e il distributore. Da qui - ha detto il colonnello - si è giunti a una «identificazione probabile».
Lago ha spiegato che esistono varie gradazioni di identificazione, in una scala stabilita a livello europeo: la prima è l’impossibilità di stabilire un’identificazione, la seconda è «l’identificazione probabile», la terza è «l’identificazione senza aggettivi», ovvero «l’identificazione certa». Nel caso del furgone di Bossetti si è giunti a una «identificazione probabile» sulla scorta di alcuni elementi: il passo del veicolo, ovvero la distanza tra i due semiassi (medio tra i tre modelli di Fiat Daily prodotti) e anche una macchia di ruggine sul cassone del mezzo. La sovrapposizione tra le immagini del furgone di Bossetti e quelle ricavate dai fotogrammi delle telecamere, è risultata «coerente».
Ore 15,30: da 2 mila furgoni a 5 e infine a uno, quello dell’imputato.
Furono poi le indagini del Ros dei carabinieri a individuare circa 2.000 Iveco Daily in tutto il Nord Italia tra il 1999 e il 2006. Furono fotografati ed esclusi quelli che avevano caratteristiche incompatibili con quello ripreso dalle telecamere. Da questo si arrivò a una «rosa» di cinque mezzi (tra questi quelli dell’imputato) ma, stando alle indagini, i proprietari degli altri quatto non potevano essere a Brembate di Sopra il pomeriggio del 26 novembre del 2010, quando Yara scomparve.
Ore 16,45: piena compatibilità tra le fibre del sedile e quelli sui leggings
Secondo il comandante del Ris di Parma vi è una «piena compatibilità per morfologia, cromatismo e composizione chimica» tra le fibre di tessuto trovate sui leggins di Yara Gambirasio e quelle dei sedili dell’autocarro di Massimo Bossetti. L’ufficiale lo ha sottolineato durante la sua deposizione nel processo al muratore.
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