Bossetti, udienza fiume - Foto e video
Per ultimi compagne e amici di Yara

È terminata poco prima delle 20 di venerdì l’udienza fiume per il processo che vede imputato Massimo Bossetti, il carpentiere di Mapello accusato dell’omicidio di Yara Gambirasio.

L’udienza è dunque terminata: tutto è stato aggiornato alla prossima che è in programma venerdì 18 settembre.

Le amiche
Dopo le insegnanti è stata la volta delle compagne di Yara negli allenamenti in palestra: alcune, minorenni, sono state accompagnate dai genitori. Fra loro Martina, che è stata l’ultima amica a sentire Yara con un sms; poi laria e Sara, con quest’ultima che ha spiegato di aver visto quel giorno Yara uscire di corsa dicendo che doveva andare perché era in ritardo; a seguire Roberta, anche lei ginnasta a Brembate Sopra. Alla fine è toccato a Maurizio, il compagno di classe che piaceva a Yara: di lui aveva parlato anche mamma Maura nella sua deposizione.

Parlano le insegnanti di ginnastica
L’insegnante di ginnastica ritmica, Daniela Rossi, ha preso la parola verso le 16,40
, raccontando la sera della scomparsa: «Quando la mamma di Yara mi chiamò la prima volta non mi sono preoccupata, pensavo che Yara si fosse fermata a salutare qualcuno, ma quando mi richiamò dopo le 21 mi sono allarmata».

L’insegnante ha confermato che nel gruppo di ginnastica del quale faceva parte Yara c’era grande armonia. Poi Daniela Rossi è stata interrogata dagli avvocati di Bossetti che le hanno chiesto come il dna possa essere finito sul giubbino della ragazzina. L’insegnante ha raccontato di essere rimasta sconvolta quando ha saputo che Yara non era tornata a casa: non poteva essere andata via da sola, non era una cosa che avrebbe fatto.

Ha anche spiegato che Yara era tranquillissima quando, nel pomeriggio del 26 novembre del 2010, si presento alla palestra di Brembate di Sopra per portare uno stereo che doveva servire per una gara la domenica successiva. Yara seguì l’allenamento di alcune compagne per poi andarsene. Poi ha parlato Laura Capelli, un’altra insegnante di ritmica della palestra di Brembate.

La zia Nicla
Dopo la deposizione dei genitori di Yara, che ha occupato tutta la mattinata e parte del pomeriggio, pochi minuti prima delle 16 è stata chiamata a deporre la zia di Yara, Nicla Gambirasio, chiamata a far luce soprattutto sulla frequentazione - con la nipote Yara - del supermercato Eurospin di via Locatelli a Brembate Sopra. «Non ho mai ricevuto strane confidenze da mia nipote», ha spiegato.

È qui, sostiene chi indaga, che il carpentiere potrebbe aver approcciato la ragazzina e dunque aver avuto gioco facile, da viso noto, a farla salire sul furgone la sera in cui sparì.

Salvagni parla durante una pausa
Poco prima della zia, durante una pausa dell’udienza, l’avvocato Claudio Salvagni ha rilasciato alcune dichiarazioni ai giornalisti. Salvagni si è detto soddisfatto di quanto emerso fino ad ora in udienza e ha parlato di «dati importanti». Ecco il filmato.

La deposizione del papàe della mamma
Una deposizione toccante, più volte interrotta dalle lacrime. «La sera della scomparsa – ha raccontato Fulvio – notai in via Rampinelli un mezzo con dei fari accesi, era lontano 150 metri, non vidi bene, ma ipotizzai che potesse essere un furgone».

Il padre ha raccontato anche la sera della scomparsa. Doveva recarsi a cena con un collega, ma rientrò dopo l’allarme della moglie: «Mia moglie inizialmente mi disse solo che Yara era in ritardo, poi dopo alcuni minuti mi richiamò dicendo che era stata alla palestra e nostra figlia non c’era. A quel punto sono rientrato». Fulvio, parlando spesso al presente della figlia, ha raccontato che era una ragazza «piena di energia», «era il collante, il sale della nostra famiglia», che aveva la danza ritmica nel sangue. Dopo la scomparsa «mi sono chiesto chi potesse essere stato, se potesse trattarsi di qualcuno che conoscevo, al quale potevo aver fatto qualcosa. Io sono una persona che non ha mai fatto del male ad altre persone e conosco molta gente. Quando fui informato del fermo, chiesi a mia moglie di dirmi il nome e, quando mi è stato detto, mi sono sentito per certi versi risollevato.

I giudici della corte d’assise di Bergamo hanno acquisito una lettera inviata alla madre di Yara Gambirasio da Loredano Busatta, il pregiudicato che raccontò di avere raccolto le confidenze di Bossetti, riguardanti il delitto, in un periodo di comune detenzione nel carcere di via Gleno a Bergamo.

Nella lettera Busatta definisce «animale» Bossetti e lo definisce «spavaldo», dicendosi disposto a ribadire le presunte confidenze ricevute. Il presidente della Corte ha acquisito la lettera, su richiesta delle parti civili e con l’opposizione della difesa di Bossetti, precisando che «non si tratta certamente di prova in relazione al reato». Busatta era già stato sentito dal pm Letizia Ruggeri, nel corso delle indagini, ed era stato ritenuto inattendibile. Dopo un periodo in comunità è tornato in carcere in quanto coinvolto in una serie di rapine. Su richiesta della difesa di Bossetti, invece, la madre di Yara farà avere all’ufficio del pm il diario scolastico della ragazza, in modo tale che le parti possano consultarlo. Il diario, dopo le prime indagini, era stato restituito alla famiglia.

Verso le 10,30 la mamma di Yara, Maura Panarese, ha iniziato la sua deposizione, raccontando i dettagli della vita della figlia tredicenne: la scuola, la famiglia, le amicizie, lo sport. Maura ha raccontato, tra le tante cose, che il giorno della scomparsa voleva che la figlia rientrasse prima dalla palestra «ma le i ha insistito per restare là fino alle 18,45». «Controllavo il suo cellulare e non ho mai notato nulla di strano», ha aggiunto. La mamma ha spiegato anche che Yara «rimase impressionata dal caso di Sarah Scazzi (la ragazzina uccisa ad Avetrana, ndr) e questo fu un’occasione per parlare in famiglia su come comportarsi. Le dissi di entrare in un negozio e di chiedere aiuto se si fosse sentita in pericolo».«Non ho mai visto in giro Bossetti – ha raccontato –. Il giorno dell’arresto io e mio marito ci siamo chiesti chi fosse». «Yara non mi ha mai parlato di aver conosciuto persone più grandi e non ha mai accettato passaggi da altri».

«Con mia figlia avevamo un rapporto normale – ha raccontato tra le altre cose – andava in palestra a piedi, in bici o la accompagnavo io in auto. Negli ultimi mesi aveva deciso di lasciare il catechismo». «La domenica a volte c’erano le gare», ha raccontato la mamma in relazione all’attività sportiva di Yara, che praticava la ginnastica ritmica nella palestra di Brembate Sopra. Yara , il 26 novembre 2010, quando scomparve, aveva ricevuto il «pagellino» ed era «contentissima perché aveva preso voti bellissimi».

L’ultima volta che vide Yara (e spesso ricordando la figlia la donna ha sorriso) stava facendo i compiti e, una volta finito, avrebbe portato uno stereo nella vicina palestra che frequentava. «Mamma abbiamo un sacchetto?», chiese la tredicenne e Maura Panarese, con una battuta, rispose: «Figurati se guardano tutti te che porti lo stereo».

«Lei non aveva un computer personale, non aveva Facebook, aveva solamente un cellulare vecchio». Poi la scomparsa: «Avevo chiesto a Yara – ha raccontato la mamma in aula – di tornare (dalla palestra, ndr) entro le 18.45, alle 19 l’ho chiamata, 3-4’squilli e poi è partita la segreteria. Ho chiamato le istruttrici e mi hanno risposto che era uscita dalla palestra alle 18.30. Allora sono andata in palestra, ma Yara non c’era, così ho chiamato la polizia».

I legali del muratore entrando in Tribunale hanno detto che «non è preoccupato di incontrare i genitori». Bossetti è arrivato in aula alle 9,48, jeans e camicia bianca: i suoi avvocati hanno chiesto e ottenuto che il muratore sedesse accanto a loro, non nella gabbia a vetro degli imputati.

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Eco di Bergamo Yara, riparte il processo