Bossetti: «Dna, ho una spiegazione»
Due anni fa rubati alcuni attrezzi

«Ci sono delle possibili spiegazioni che potrebbero giustificare la presenza del mio dna su Yara». Lo avrebbe detto Massimo Bossetti, martedì pomeriggio, nel lungo colloquio avuto in carcere con Claudio Salvagni, il legale comasco che da lunedì affianca l’avvocato Silvia Gazzetti.

«Ci sono delle possibili spiegazioni che potrebbero giustificare la presenza del mio dna su Yara». Lo avrebbe detto Massimo Bossetti, martedì pomeriggio, nel lungo colloquio avuto in carcere con Claudio Salvagni, il legale comasco che da lunedì affianca l’avvocato Silvia Gazzetti nel delicato compito di difendere l’artigiano edile di Mapello accusato del delitto.

La difesa avrebbe dunque qualche carta da calare nella partita – tutta in salita – con la procura. Carte che però i legali non vogliono scoprire prima del tempo: «Non possiamo svelare ora la nostra strategia difensiva», ha dichiarato l’avvocato Salvagni all’uscita dalla casa circondariale di via Gleno.

Il legale è apparso comunque fiducioso e convinto di poter sostenere con validi argomenti, insieme alla collega bergamasca, la difesa.

Cosa potrebbe affermare l’artigiano edile per giustificare quelle tracce? Potrebbe ad esempio sostenere che qualcuno potrebbe essersi impadronito di oggetti che appartenevano a lui. Un arnese da lavoro poi usato da ignoti come arma per ferire Yara, ad esempio. Magari un attrezzo che potrebbe essere stato sottratto all’artigiano o utilizzato a sua insaputa. Risulta ad esempio che Bossetti due anni fa si presentò ai carabinieri per sporgere proprio denuncia di furto.

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